L’illusione della crescita verde
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Questa riflessione, piuttosto scomoda nel contesto attuale di recessione in cui l’economia verde potrebbe aiutare ad affrontare assieme crisi economica e questione climatica, è stimolata da
Si arriva così alla conclusione che, a causa di queste ricadute, ogni miglioramento nell’efficienza in realtà ottiene un risparmio di energia e risorse in media dimezzato rispetto a quello potenziale. Si mettono dunque in discussione gli scenari disegnati finora da enti come l’IPCC e l’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA). Assolutamente insostenibile per esempio diverrebbe lo scenario SE4ALL contenuto nell’ultimo World Energy Outllok della IEA che si propone di dare accesso all’energia a 1,3 miliardi di persone che attualmente non ce l’hanno.
Proprio quella di quei tre quarti di popolaziane mondiale che nei prossimi decenniaumenteranno il loro tenore di vita fino ad avvicinarlo a quello degli abitanti dei Paesi di prima industrializzazione è la questione centrale per il futuro del Pianeta. La previsione è che, al 2050, dagli attuali 7 miliardi saremo in 9,3 miliardi. Anche assumendo che i consumi dei Paesi ricchi non crescano, se i Paesi in via di sviluppo portassero i loro consumi a livelli occidentali (moltiplicandoli per 4) significherebbe chel’economia mondiale a metà secolo sarebbe 6 volte quella attuale.
Le conseguenze le spiega bene anche un altro studio recente che pure sostiene che la crescita economica sostenibile sia solo un’illusione. Si tratta del
Un lavoro che mette sul piatto un paio di calcoli abbastanza demotivanti. Dal 1980 al 2008, cioè in 28 anni, la carbon intensity dell’economia mondiale, ossia il rapporto tra emissioni e Pil, è scesa del 23%: da 1.000 a 770 grammi di CO2 equivalente per dollaro, vi si legge. Per tenere l’incremento del riscaldamento globale sotto alla soglia critica dei 2 °C, assumendo che la crescita della popolazione mondiale e del reddito non acceleri rispetto ai tassi attuali (0,7% annuo per la popolazione e 1,4% per il reddito), entro il 2050 la carbon intensity dovrebbe essere 21 volte più bassa dei livelli attuali, cioè a 36 g/$. Se però, come sembrerebbe giusto, verrà permesso ai Paesi in via di sviluppo di raggiungere un Pil pro-capite paragonabile a quello dei Paesi ricchi, al 2050 la carbon intensity dovrebbe essere ridotta di ben 130 volte.
Un obiettivo quasi impossibile da ottenere con una sola conversione verde dell’economia. Leggendo questi studi, appare dunque sempre più evidente che una semplice declinazione in modalità “sostenibile” dell’economia così com’è, mantendo cioè la crescita come timone, è assolutamente insufficiente per affrontare la sfida del global warming: serve un cambiamento profondo di modello economico e stili di vita.