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Quanto è verde la biomassa?

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Da un progetto del Cnr-Ivalsa è nato un metodo innovativo per controllare la tracciabilità della biomassa e migliorarne la qualità. I rischi di inquinamento ci sono: circa il 16% del legname non è ecologico…
Le biomasse sono una risorsa, o una fregatura? In tutta Italia crescono le proteste contro la costruzione di nuovi impianti energetici a biomassa, che spesso diventano un modo apparentemente green di inquinare e fare affari a buon mercato sulla pelle dei cittadini. Non tutte le biomasse però, in fondo si tratta pur sempre di legname, sono da considerarsi nocive o poco sensate. 
Da un progetto del Cnr-Ivalsa è nato un metodo innovativo per controllare la tracciabilità della biomassa e migliorarne la qualità, utilizzando processi di combustione efficienti e materia prima rispettosa dell’ambiente
Si chiama BiQueen-Biomasse di qualità per la produzione efficiente di energia il progetto condotto dall’Istituto per la Valorizzazione del Legno e delle Specie Arboree del Cnr di San Michele all’Adige in collaborazione con altre istituzioni, tra cui l’Università di Trento, l’Istituto dei Materiali per l’Elettronica e il Magnetismo del Cnr, la Fondazione Bruno Kessler, il Distretto Tecnologico Trentino (Habitech) e l’Università di Poznan che si propone di trovare un metodo per verificare l’origine delle biomasse legnose, controllarne gli inquinanti solidi e volatili e incentivare la produzione di energia mediante combustione controllata. I risultati della ricerca, durata due anni, sono stati appena presentati all’interno di un convegno sul tema a Trento.
“Nell’opinione comune – spiega Marco Fellin, ricercatore coinvolto nel progetto – siamo abituati ad associare la parola biomassa a qualcosa di ecologico, di pulito, ma non è detto che sia così. Attualmente la produzione di energia basata sulle biomasse considera la materia prima  prevalentemente in termini di contenuto energetico, ovvero di potere calorifico, di efficienza, di disponibilità, di movimentazione e di costo, mentre vengono esaminati in maniera solo sommaria gli aspetti legati all’origine e alla presenza di sostanze terze, ovvero di inquinanti solidi e composti volatili. Ma nella produzione di energia tramite combustione, quella impiegata per la trasformazione delle biomasse, questi aspetti risultano particolarmente critici”. Ed è proprio per colmare questa mancanza che è nato BiQueen, un progetto di ricerca integrato di filiera, che intende definire strumenti operativi per governare  l’origine delle biomasse, la loro qualità, le problematiche ambientali derivanti dallo stoccaggio, l’efficienza del processo di trasformazione in energia e l’impatto che la produzione di energia comporta in termini di emissioni e di residui solidi, nella consapevolezza che un’energia di buona qualità si ottiene solo con biomasse di buona qualità e un processo di buona qualità. “Uno dei risultati più significativi che abbiamo raggiunto, soprattutto in vista di un’applicazione su mercato a larga scala – continua Fellin – è l’utilizzo della spettroscopia a infrarosso (NIR) per definire la tracciabilità delle biomasse. In altre parole la ricerca ha permesso di perfezionare un metodo per verificare l’origine della materia utilizzata, definendo procedure e modellizzazioni software sulla base di un attendibile database di spettri prodotti da un ampio campionamento. La classificazione del legno tramite spettroscopia NIR permette di controllare i flussi di biomassa boschiva senza ricorrere alla costosa chimica tradizionale, è rapida e non distruttiva.”
L’origine territoriale delle biomasse e i costi ambientali di trasporto non vengono di norma considerati importanti. Viceversa essi rappresentano un fattore cruciale per un bilancio del carbonio “neutrale” dell’impiego delle biomasse. “Lo sfruttamento delle risorse del proprio territorio – aggiunge il ricercatore – rappresenta un volano economico fondamentale per l’impiego virtuoso dell’energia, che si integrerebbe con la filiera foresta-legno e con un sistema economico integrato nell’economia territoriale. Tuttavia il sistema di trasporti internazionale rende possibile e – in funzione del mercato e della situazione internazionale – conveniente impiegare biomasse non controllate di origine sconosciuta (o nota solo attraverso documenti di trasporto facilmente alterabili); Tale condizione è quella che si verifica peraltro normalmente in molti impianti a biomasse qui in Trentino.” Il monitoraggio della biomassa, dei prodotti a base di legno e delle ceneri derivanti dalle combustioni sperimentali, al fine di verificare l’assenza di inquinanti, è stato eseguito tramite spettroscopia nel medio infrarosso (FT-IR) e tramite fluorescenza a raggi X (ED-XFR). “Le analisi sulla biomassa – spiega ancora Fellin – hanno comunque verificato l’assenza di elementi chimici pericolosi, anche se circa il 16% dei materiali prodotti a base di legno non è conforme a essere utilizzato come ‘legno ecologico’ secondo la direttiva CE 894 del 2009, perché contaminato da cadmio, cloro, cromo, rame, mercurio e piombo oltre i livelli di soglia.” Nel corso dei due anni di progetto le misure raccolte hanno mostrato come con tecniche di analisi adeguate sia possibile evidenziare e monitorare diversi aspetti delle problematiche legate all’inquinamento e ai processi di trasformazione delle biomasse boschive e loro derivati. Aspetti finora ancora troppo poco considerati.

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