Le case dovranno essere sempre più efficienti: prima di produrre nuova energia pulita si dovrà pensare a risparmiarla. Ecco il valore di una casa efficiente…
Il 12 settembre scorso il Parlamento Europeo, con una soluzione di compromesso, ha approvato la direttiva quadro sull’efficienza energetica, che introduce nuove forme e fissa degli obiettivi precisi sulla riduzione dei consumi, che il nostro Parlamento dovrà ratificare entro la primavera del 2014.
L’obiettivo di fondo è quello di ridurre il costo della dipendenza dei singoli Stati dalle importazioni di energia, che nel 2011 è stato di circa 488 miliardi di euro, una cifra che corrisponde al 3,9% del Pil europeo, e che incide ancora pesantemente nei paesi più colpiti dalla crisi.
La direttiva impone agli Stati membri di rinnovare annualmente il 3% delle pavimentazioni di tutti gli edifici utilizzati dal governo nazionale. Le imprese energetiche di pubblica utilità saranno obbligate a risparmiare almeno l’1,5% del totale dell’energia venduta agli utenti. Tutte le grandi imprese saranno inoltre obbligate a sottoporsi, ogni 4 anni, ad audit energetici indipendenti svolti da esperti accreditati.
Molti cittadini italiani hanno già usufruito delle agevolazioni per la riqualificazione energetica degli immobili, che nel nostro paese sono responsabili di oltre il 35% dell’inquinamento globale. Un impatto enorme e sconsiderato, che si spiega solo se si considera il fabbisogno medio delle abitazioni: in Italia si attesta intorno ai 180 kWh/mq di energia primaria, che corrisponde al valore più alto nell’Ue, ancora maggiore di quello registrato dalla Spagna, che ha un consumo medio di 160 kWh/mq.
L’aumento progressivo dei costi energetici un aspetto positivo almeno ce l’ha: gli italiani iniziano a convincersi della necessità di adottare nuove misure di risparmio e di efficienza energetica. Eppure in base alle stime dell’Enea, escludendo le nuove costruzioni, solo una piccola parte delle abitazioni (dal 5 al 7%) si trova nelle classi energetiche più efficienti: A, B, e c.
Purtroppo le agenzie immobiliari continuano impunemente a pubblicizzare immobili non dotati dell’attestato di qualificazione energetica, che è indispensabile in ogni compravendita. A questo punto è ragionevole chiedersi se il valore del mercato sia effettivamente condizionato dalla classe energetica.
Uno studio di Casa24 Plus, effettuato la scorsa primavera, conferma che l’indicazione della classe energetica sugli annunci immobiliari stenta a decollare, ma sostiene che starebbe già influenzando in modo netto il prezzo, in una misura compresa tra il 15 e il 20% a seconda delle città di riferimento.
Più si sale di classe, più il prezzo aumenta: un ragionamento chiaro, che dovremmo iniziare a comprendere. Un dato di scala europea conferma che negli edifici più risparmiosi i prezzi delle transazioni immobiliari sono superiori dell’11-13% rispetto agli immobili non riqualificati. “La riqualificazione immobiliare è la più grande opportunità per l’efficienza energetica” ha dichiarato Fraser Thompson, del Mckinsey Institute.
Secondo Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club, l’approvazione della direttiva europea apre diversi scenari e potrebbe attivare anche in Italia una nuova politica per gli interventi di riqualificazione energetica, non solo a livello pubblico, ma anche a livello di interi edifici o addirittura quartieri.