Il “rischio di una nuova Ilva” nel Lazio. Sequestro preventivo per uno stabilimento della Italcementi, una delle società di cemento più grandi in Italia.
Il “rischio di una nuova Ilva” nel Lazio. Sequestro preventivo per uno stabilimento della Italcementi, una delle società di cemento più grandi in Italia. I sigilli all’impianto di Colleferro, nei pressi di Roma, sono scattati per violazione delle norme che regolano le emissioni nocive, mentre il direttore dello stabilimento, Alfredo Vitale, è indagato per violazione delle norme Aia (Autorizzazione integrata ambiente). Da Italcementi fanno sapere che lo stop riguarda “alcune fasi secondarie dell’attività produttiva e non punti di emissione relativi il principale processo di combustione” e che “l’adeguamento è in gran parte completato”. Il gip Giuseppe Cairo, che ha disposto il sequestro dopo le indagini dei carabinieri del Noe guidati dal capitano del Noe Pietro Raiola Pescarini, ha concesso ai responsabili dell’impianto un termine di dieci giorni per mettersi in regola, pena il distacco dell’energia elettrica. Dalla società hanno comunque fatto sapere che l’attività produttiva dello stabilimento di Colleferro di Italcementi non sarà interrotta dopo il sequestro disposto dalla magistratura. Sono 14, su un campione di 36, i camini dell’impianto Italcementi di Colleferro risultati, a seguito dei controlli del Noe e dell’Arpa Lazio, “non conformi alle prescrizioni in quanto non dotati di prese di campionamento o sbocco verticale”, dunque circa il 40%. Dai controlli sarebbe emerso che dei 119 camini in tutto nello stabilimento, 29 superano la soglia limite sulle emissioni in atmosfera mentre molti altri risultano sprovvisti di autorizzazione. Secondo quanto scrive il Gip Giuseppe Cario nel decreto di sequestro la società avrebbe inoltre fornito alle autorità preposte al controllo ambientale due versioni sul funzionamento dell’impianto e ciò “lascia perplessità sulla possibilità di verificare perfettamente il funzionamento dell’impianto”. Insomma, per il Gip il sequestro dell’impianto si è reso necessario perchè, scrive, “appare assolutamente evidente che il protrarsi di tale situazione costituisca fonte di pericolo generale per gli scarichi in atmosfera”. “Speriamo che non sia una nuova Ilva”, dice preoccupato il sindaco di Colleferro, Mario Cacciotti. E c’è chi, ambientalisti in prima linea, ricordano come l’impianto si collochi in una zona in emergenza ambientale come la Valle del Sacco. C’è già un fascicolo aperto a Velletri per l’avvelenamento delle falde acquifere con indagati quattro dirigenti di aziende che insistono sul territorio. Insomma, la zona è una vera emergenza ecologica.
Fonte: Ansa