I bambini del fast food sono meno intelligenti
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Lo studio ha esaminato se il tipo di pasto principale che i bambini consumano ogni giorno abbia un impatto sulla loro crescita e abilità cognitiva.
Sono stati presi in considerazione 4mila bambini scozzesi di età compresa tra i tre e i cinque anni ed è stato paragonato il cibo acquistato al fast food con quello fresco.
Purtroppo a condizionare la vita e l’intelligenza dei più piccoli sono anche le condizioni economiche, che influenzano gli stili alimentari. Lo studio, effettuato in un’università di Londra, ha riscontrato che i genitori con uno status socio-economico più elevato davano con più frequenza ai loro bambini prodotti preparati con ingredienti freschi, influenzandone positivamente il quoziente intellettivo. Allo status socio-economico inferiore è stato invece collegato un numero maggiore di pasti al fast food, che ha portato a un minor sviluppo del quoziente intellettivo.
Difficile dire se questa corrispondenza tra reddito e abitudini alimentari sia la stessa anche in Italia. Di certo i pasti veloci e omologati stanno demolendo i capisaldi della sana cucina mediterranea. Resta il fatto che secondo una ricerca condotta da Gfk Eurisko il 68% dei genitori hanno una consapevolezza scarsa delle implicazioni che la nutrizione nei primi anni di vita può avere sulla salute e sullo sviluppo di patologie in età adulta. «L’alimentazione nei primi tre anni di vita, l’impronta metabolica e lo stile di vita alimentare sono fondamentali» ha commentato al Corriere il dottor Giuseppe Mele, presidente della Federazione Italiana Medici Pediatri. Oltre a problemi legati all’obesità in seguito ad una cattiva alimentazione nei primi anni di età possono sorgere infatti squilibri nutrizionali. Lo sviluppo cognitivo dipenderebbe dall’assunzione di omega 3, omega 6 e ferro.