Il terremoto in Emilia mette a nudo l’idiozia di certe scelte, fatte in nome del denaro e a discapito della vita umana. La lettera “Scosse e profitti” di Ermelinda Capasso giunta in redazione…
Scosse e profitti
Sono ritornata ad essere una lettrice di Terra Nuova da un po’ di mesi. Sì, sono ritornata perché molti anni or sono, quando il vostro giornale muoveva i primi passi, aveva già un posto speciale in casa mia. Allora vivevo ancora con la mia famiglia d’origine: genitori vegetariani da diversi decenni, papà ebanista e scultore appassionato di culture orientali, mamma diventata agricoltrice biologica e biodinamica nonché appassionata cuoca, macrobiotica e non solo. Ultimamente io e mio marito abbiamo cominciato ad avvicinarci sempre di più al biologico e agli argomenti che vediamo trattati così esaurientemente dal vostro giornale, tanto che abbiamo deciso di abbonarci.
Mi sono convinta in questi ultimi giorni a scrivervi per raccontare la nostra esperienza di terremotati e per invitarvi ad approfondire gli argomenti legati a tale infausto evento. Dopo il sisma del 20 maggio, sconvolta dalla paura ma con un appartamento ancora agibile, mi sono ritrovata con tanti colleghi insegnanti di scuola primaria a dover lottare per procrastinare la riapertura della nostra scuola. Trattasi di un enorme edificio, vecchio di 100 anni, che negli ultimi due il Comune di Mirandola ha ritenuto opportuno mettere in sicurezza, spendendo cifre astronomiche e non immaginando mai di poterlo destinare a qualcosa che non fosse l’ospitare i nostri 600 alunni. E li studenti, anche dopo la prima scossa, dovevano tornare a scuola a ogni costo, perché noi siamo in Emilia e l’Emilia è virtuosa ed efficiente.
Solo qualche scossa più forte arrivata provvidenzialmente, unita forse alla nostra enorme perplessità per la pericolosità che avrebbe comportato un’evacuazione dai numeri così rilevanti , è riuscita a convincere le autorità a tenere la scuola chiusa e a scongiurare il peggio il 29 maggio.
Risultato: scuola inagibile e mezza crollata, ma comincia a prospettarsi l’evenienza di una nuova ristrutturazione! Nel frattempo hanno già ordinato i container dove riaprire, spendendo fior di quattrini e dovendo poi spenderne chissà quanti ancora in futuro. E un buon prefabbricato in legno come quello tedesco, che te lo montano in pochi giorni e puoi andarci direttamente, risparmiando e avendo finalmente una scuola nuova? Manco a parlarne.
In queste tristi occasioni non abbiamo solo il problema dei soldi che non arrivano, che non si sa che fine fanno, ma anche di come vengono usati. La logica consumistica impera, l’apparire è fondamentale. Nella devastazione generale seguita al 29 maggio (anche la nostra casa è ormai inagibile e noi siamo stati sfollati in un paesino dell’Appennino), con le scosse che te le porti sotto i piedi dovunque vai e tenti di costruirti il domani solo nella tua testa, ti capita di arrabbiarti e di arrovellarti anche solo all’idea che magari questo orrore possa essere stato provocato da logiche irresponsabili, che mettono il profitto al primo posto a scapito della vita umana.
Mi piacerebbe che voi affrontaste l’argomento «perforazioni», «fracking» e quant’altro sconvolge l’equilibrio geologico della nostra Terra.
Grazie e meno male che Terra Nuova c’è e continua ad esserci.