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L’impatto sociale e ambientale dei gamberetti

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Un alimento insostenibile sia dal punto di vista ambientale che sociale. L’acquacoltura distrugge le foreste di mangrovia e i lavoratori sono sfruttati come schiavi.
Il consumo di gamberetti è insostenibile: sapevamo già che per costruire le vasche d’allevamento si abbattono le foreste tropicali. Ma a questo dramma si aggiungono le condizioni disagiate dei lavoratori, filmati in un documentario dell’Ecologist, che ha mostrato le condizioni di sfruttamento degli immigrati birmani sui pescherecci thailandesi. La maggior parte del pesce catturato in Thailandia viene surgelato e spedito nelle varie parti del pianeta, ma il prodotto che non ha mercato viene utilizzato come mangime per gli allevamenti di gamberetti. L’Ecologist testimonia numerosi casi di malnutrizione, malattie e morti accidentali.
I problemi ecologici degli impianti di “acquacultura” sono comunque enormi e gli allevamenti di gamberetti sono considerati tra i principali responsabile della distruzione di foreste di mangrovie, ambiente di crescita di molte specie ed importante biotopo contro l’erosione delle coste.
Quando i gamberetti raggiungono dimensioni adatte allo smercio, i bacini vengono svuotati (e questo causa l’accumulo di sale e residui organici sul fondo). Dopo numerose raccolte, il letto del bacino rimane ricoperto da resti organici e chimici in tale quantità da costringere gli operatori all’abbandono del bacino ed alla realizzazione di un nuovo impianto altrove. Lasciando però, in tal modo, foreste di mangrovie completamente distrutte ed il terreno salato e carico di agenti chimici, la cui bonifica risulta molto costosa. Meglio cambiare pietanza.

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