La Nestlé ha messo in commercio il latte artificiale in capsula, che si prepara come il caffè. Un costo esagerato e una pratica che allontana le mamme dall’allattamento naturale
L’ultima trovata della Nestlè è il latte in capsule. Dopo aver subito una delle campagne di boicottaggio più incisiva degli ultimi anni a causa della diffusione commerciale “forzata” del latte in polvere in paesi dove le condizioni igienico-sanitarie non lo permettono, la multinazionale con sede in Svizzera ci riprova. Stavolta per fare business ha scelto di sedurre le mamme di tutto il mondo con un prodotto più chic, che oltre al costo elevato ha lo svantaggio di creare ulteriori rifiuti difficili da smaltire. Per adesso il prodotto è disponibile solo in Francia e Svizzera. Le capsule sono simili a quelle del caffè in voga negli ultimi anni, con una macchina dosatrice che fa tutto da sé, pensando al dosaggio dell’acqua e la consistenza desiderata.
Help Consumatori ha voluto verificare i costi dell’operazione poppata.Ebbene, considerando che 26 capsule Babynes costano 40 euro, 44 poppate hanno un costo di 67,69 euro contro i 10,90 del normale latte in polvere.
Al di là dei costi ricordiamo comunque che le campagne di promozione del latte artificiale sono vietate, e che tutte le donne possono avere il latte. Gli esperti da sempre ci dicono che se non allattano è perché non ottengono adeguato sostegno da parte di operatori preparati e competenti. E sono proprio le mamme più povere (in tutti i sensi) quelle che allattano meno, in quanto prive delle informazioni necessarie e della capacità di cercare sostegno competente se non lo trovano presso il pediatra di famiglia o il consultorio familiare.
La stessa Organizzazione mondiale della sanità (OMS) raccomanda l’allattamento al seno, in via esclusiva, per almeno i primi sei mesi di vita del neonato.