Benzina alle stelle: ripensare la mobilità
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Ma se il 90% delle nostre merci viaggia su strada, a causa di politiche inefficaci e poco lungimiranti, anche i prezzi dei beni di consumo sono destinati ad aumentare, ponendo in seria difficoltà un numero sempre crescente di famiglie. Fatto sta che nel prossimo autunno ci ritroveremo con un aumento significativo dei prezzi degli alimenti e degli altri principali beni di consumo. Purtroppo le tasse imposte sul prezzo della benzina non sono bastate a farci convergere verso altre strategie per il trasporto pubblico, privato e per quelle delle merci. L’Ufficio studi della Cgia di Mestre un paio di giorni fa ha rilevato che se registriamo il prezzo del carburante più caro d’Europa è perché il peso delle tasse ha raggiunto in Italia un livello record non riscontrabile altrove. Il prezzo alla pompa è il più caro d’Europa, proprio a causa del peso della tassazione della benzina e del gasolio per autotrazione. Potremo rallegrarci se scopriamo che quando facciamo il pieno alla nostra autovettura a guadagnarci di più non sono le compagnie petrolifere o i gestori delle aree di servizio, bensì lo Stato? Su ogni litro di benzina verde, afferma lo studio, il peso delle tasse raggiunto in Italia è di 1,033 euro, pari al 58,1% del prezzo alla pompa. In termini assoluti, vengono dopo l’Italia l’Olanda, con 1,016 euro di imposte su ogni litro, e la Grecia, con 1,008 euro/litro. Per quanto concerne il gasolio per autotrazione è sempre il nostro Paese a guidare la graduatoria, con 0,905 euro/litro di tasse, pari al 53,8% del prezzo alla pompa. Subito dopo segue l’Irlanda, con 0,791 euro/litro e sull’ultimo gradino del podio troviamo la Finlandia, dove su ogni litro di gasolio le tasse pesano per 0,749 euro. Se questi soldi venissero spesi per favorire nuove strategie sulla mobilità alternativa forse potremmo consolarci, ma temiamo che le cose stiano diversamente.
Intanto, secondo il presidente della Cgia Giuseppe Bortolussi l’aumento del gasolio avvenuto in queste ultime settimane è un vero e proprio salasso che sta mettendo in ginocchio tantissimi autotrasportatori italiani. “Se a questa situazione si aggiunge il rincaro delle polizze assicurative registrato in questi ultimi anni, la concorrenza sleale praticata dai vettori provenienti dall’Est Europa e il ritardo con cui vengono pagati i trasportatori italiani, con tempi medi che oscillano tra i 180 e i 240 giorni, lo scenario per i nostri camionisti si fa sempre più preoccupante”. Forse è venuto davvero il tempo di ripensare il modo in cui viaggiano le merci e le persone in questo paese. Una scelta che non si può fare dall’oggi al domani, ma che sicuramente ha bisogno di una pianificazione di lungo respiro. Ma è la crisi che sembra insegnarci qualcosa, con le immatricolazioni di nuove vetture che crollano con medie superiori al 20% mese dopo mese e il numero di auto per abitante che finalmente sembra cominciare a ridursi. Intanto chi ha installato un impianto a metano sulla propria autovettura può ritenersi soddisfatto. Non sarà un caso se nei primi quattro mesi del 2012 a fronte di un calo, medio delle immatricolazioni di auto e veicoli commerciali di circa il 20.3 % si è registrata una crescita percentuale di modelli a metano pari al 51,7. Se non sarà la soluzione definitiva potrebbe senz’altro essere una scelta di transizione che ci aiuta ad inquinare meno e a risparmiare anche alcune migliaia di euro a famiglia.