Diamoci all’agricoltura!
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E’ sempre più evidente, dunque, un ritorno al lavoro in agricoltura -sottolinea la Cia- che la politica non può più ignorare. “Per questo chiediamo al governo di investire davvero sul comparto, dopo averlo lasciato nell’angolo per anni, e dare vita a una vera politica di sviluppo. Bisogna affrontare e sciogliere i “nodi” che frenano il settore, a partire dai costi di produzione praticamente raddoppiati rispetto a un anno fa, dai prezzi all’origine non ancora remunerativi e da una burocrazia “elefantiaca” che pesa sull’agricoltura per 4 miliardi di euro l’anno. Senza dimenticare l’Imu sui terreni e sui fabbricati rurali -conclude la Cia- una sorta di “patrimoniale in campo” che però tassa quelli che per i produttori sono strumenti di lavoro”.
Sull’altra sponda del Mediterraneo intanto i governi sembrano avere idee più chiare e lungimiranti. I Ministeri della Scienza di Egitto e Tunisia hanno deciso di collaborare con un obiettivo preciso: attivare piccole aziende nelle aree rurali. E così si è cominciato a riscoprire metodi e colture tradizionali, scongiurando la disoccupazione giovanile e il disagio sociale. Una risposta antica quanto il mondo quella di tornare all’agricoltura, ma in decisa controtendenza rispetto alla strategia dei Paesi Europei, che per creare nuova occupazione pensano solo a incentivare la grande industria e l’edilizia.