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Diamoci all’agricoltura!

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L’agricoltura si mostra un settore molto più vitale di industria e costruzioni: un bacino occupazionale che tiene anche durante la crisi. Nel Nordafrica i governi puntano sul settore primario, da noi si incentiva solo industria ed edilizia
L’agricoltura tiene, nonostante tutto. La crisi, la siccità, il maltempo, la cementificazione, di ostacoli ce ne sono molti, ma il settore si dimostra un comparto ancora vivo e vitale, anche dal punto di vista occupazionale. La Confederazione Italiana Agricoltori fa notare che mentre industria ed edilizia archiviano il secondo trimestre con pesanti battute di arresto, il settore primario mette a segno un incremento degli occupati del 6,2 per cento tendenziale. I dati sono stati diffusi dall’Istat e riguardano il periodo tra aprile e giugno. Si tratta di un aumento degli occupati di tipo stagionale soprattutto al Nord (+13,7 per cento) e al Sud (+3,5 per cento), mentre il Centro registra un calo del 3,2 per cento. Crescono le posizioni lavorative dipendenti (+10,1 per cento), concentrate prima di tutto nel Settentrione (+23,4 per cento), mentre le posizioni autonome si fermano al +2,9 per cento, “resistendo” al Nord (+10,1 per cento) ma crollando nel Centro Italia (-12,3 per cento).
E’ sempre più evidente, dunque, un ritorno al lavoro in agricoltura -sottolinea la Cia- che la politica non può più ignorare. “Per questo chiediamo al governo di investire davvero sul comparto, dopo averlo lasciato nell’angolo per anni, e dare vita a una vera politica di sviluppo. Bisogna affrontare e sciogliere i “nodi” che frenano il settore, a partire dai costi di produzione praticamente raddoppiati rispetto a un anno fa, dai prezzi all’origine non ancora remunerativi e da una burocrazia “elefantiaca” che pesa sull’agricoltura per 4 miliardi di euro l’anno. Senza dimenticare l’Imu sui terreni e sui fabbricati rurali -conclude la Cia- una sorta di “patrimoniale in campo” che però tassa quelli che per i produttori sono strumenti di lavoro”.
Sull’altra sponda del Mediterraneo intanto i governi sembrano avere idee più chiare e lungimiranti. I Ministeri della Scienza di Egitto e Tunisia hanno deciso di collaborare con un obiettivo preciso: attivare piccole aziende nelle aree rurali. E così si è cominciato a riscoprire metodi e colture tradizionali, scongiurando la disoccupazione giovanile e il disagio sociale. Una risposta antica quanto il mondo quella di tornare all’agricoltura, ma in decisa controtendenza rispetto alla strategia dei Paesi Europei, che per creare nuova occupazione pensano solo a incentivare la grande industria e l’edilizia. 

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