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Vivisezione: “No al nuovo stabulario a Trieste”

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Prosegue la raccolta di firme promossa dal gruppo “Trieste per gli animali” per impedire la costruzione dello stabulario e destinare invece i fondi alla ricerca di metodi alternativi alla sperimentazione sugli animali.
Prosegue la raccolta di firme promossa dal gruppo “Trieste per gli animali” per impedire la costruzione dello stabulario e destinare invece i fondi alla ricerca di metodi alternativi alla sperimentazione sugli animali.
Ecco il testo della petizione che si può firmare cliccando qui:
“All’Università di Trieste le facoltà a carattere scientifico utilizzano gli animali stabulati ed i laboratori per la sperimentazione.
Noi sappiamo che la vivisezione, o sperimentazione animale, non è un metodo di ricerca tollerabile nel 2012!
Oltre ad essere un metodo mai validato scientificamente è anche chiaramente inaccettabile se si vuole rispettare la vita, e non può servire a proteggere la nostra specie.
Infatti tutte le evidenze e le nostre attuali conoscenze scientifiche dimostrano che la vivisezione è inutile e fuorviante per la ricerca umana, così come documentato da importanti ricercatori, medici, scienziati, e veterinari, e come testimoniano purtroppo i gravi danni e a volte le catastrofi farmaceutiche che si sono verificate per aver estrapolato all’uomo i dati osservati su di una specie animale diversa.
Tale errore metodologico, tale pratica basata su presupposti anti-scientifici e su modelli fuorvianti, è di fatto un ostacolo all’avanzamento della ricerca bio-medica e alla scienza. La vivisezione ha solo una funzione di alibi, poiché fino a oggi manca qualsiasi prova statistico-scientifica della sua validità per il progresso della scienza medica per l’uomo. Per contro, le prove della sua dannosità sono innumerevoli e scientificamente irrefutabili.
I SOTTOSCRITTI CITTADINI,
premesso che
nessuna specie animale, compreso l’uomo, può costituire modello sperimentale per nessun’altra specie, in quanto tra le differenti specie esistono differenze anatomiche, fisiologiche, organiche, biologiche, metaboliche, istologiche, genetiche e psichiche e differenze di reazione alle sostanze chimiche (siano esse naturali o di sintesi); infatti ogni specie è geneticamente differente dall’altra e allo stadio compiuto di un processo evolutivo
indotto dal principio della selezione naturale (in Unione Europea, solamente nell’anno 2008, vi sono stati 197.000 decessi per reazioni avverse al farmaco, tragedia cui ha contribuito certamente un metodo di ricerca ingannevole come la sperimentazione animale);
Una grande parte della ricerca biomedica in questo terzo millennio usa i metodi sostitutivi veramente scientifici che non fanno uso di animali (che sono una realtà scientifica dal 1959) e stanno sostituendo quindi le inutili sperimentazioni cruente e metodologicamente errate usando invece ricerca clinica, l’epidemiologia, la prevenzione e la tecnologia all’avanguardia – come i modelli informatici, organi bioartificiali, microchip al Dna e microcircuiti con cellule umane, (vedi la tossicogenomica che studia gli effetti delle sostanze tossiche sul genoma delle cellule umane) e i “Test di tossicità robotizzati” usati ad es. dall’Agenzia per la Protezione Ambientale (EPA) del governo statunitense che si basa su cellule e proteine umane, ecc. – che si sono dimostrati veloci, affidabili (al contrario dei test su animali) e decisamente meno costosi.
CHIEDONO:
nel rispetto di tutta la vita ed a fronte di una garanzia scientifica per la tutela della salute dei cittadini e del loro ambiente e per un vero progresso della scienza, che i fondi previsti per la costruzione dello stabulario (459 mila Euro di soldi pubblici), invece di sovvenzionare un vergognoso lager, vengano investiti per un’istruzione che stia al passo con i tempi e che si adegui alle nuove tecnologie come lo sviluppo di metodi di ricerca già esistenti che non fanno ricorso alla sperimentazione animale o ai dati animali (in base alla legge 413 del 12 ottobre 1993 – la legge sull’obiezione di coscienza alla vivisezione pubblicata dalla Gazzetta Ufficiale n. 244 del 16/10/1993).
Legge che dovrebbe essere come un faro per le nuove generazioni di scienziati che abbandonano metodi arcaici e medioevali per essere protagonisti di vero progresso ed innovazione. Chiedono inoltre, che l’attuale stabulario anziché rinnovato venga chiuso al più presto e riconvertito in un vero luogo di ricerca. Perché Trieste possa essere definita con reale ed effettivo riscontro la città della Scienza”.

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