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Fao: ripensare l’agricoltura partendo dal bio

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Un nuovo documento della Fao promuove i modelli di agricoltura a basso impatto ambientale. Il 30% dell’energia consumata nel mondo è destinata alla produzione di cibo. E l’agricoltura causa il 20% delle emissioni globali…
La produzione di cibo consuma un terzo dell’energia mondiale ed è responsabile di almeno un quinto delle emissioni di CO2. Ma il problema risiede in un vizio ormai connaturato alla produzione agricola: l’uso smodato di fertilizzanti chimici e l’elevato grado di meccanizzazione, con l’impiego di macchinari alimentati con gasolio o altri combustibili fossili.
Secondo la Fao, che ha elaborato il rapporto “Energy-smart food for people and climate”, c’è bisogno di un altro modello agricolo per contrastare i cambiamenti climatici e risolvere il problema della fame nel mondo. Un vero e proprio ripensamento dell’industria alimentare,  che passi attraverso un miglioramento dell’efficienza energetica, l’utilizzo di fonti rinnovabili, un programma di sviluppo che consideri centrale la questione della sostenibilita’ ambientale.
L’agenzia dell’ONU che si occupa di approvvigionamento alimentare su scala globale evidenzia come il settore agroalimentare utilizzi il 30% dell’energia mondiale e sia responsabile del 20% delle emissioni totali di gas serra in atmosfera.
Ma il settore agricolo in realtà avrebbe anche il potenziale di ridurre i gas serra catturando carbonio dall’atmosfera. Già due anni fa la Fao aveva promosso il ruolo dell’agricoltura biologica e delle tecniche basate su una scarsa lavorazione del terreno. Risultano fondamentali l’utilizzazione dei residui come composto o per la pacciamatura del terreno, l’impiego di colture perenni per coprire il suolo, la risemina dei pascoli, una loro migliore gestione, e le attività agro-forestali che associano colture ed alberi. Circa il 90 per cento della capacità potenziale dell’agricoltura di ridurre o eliminare le emissioni dall’atmosfera proviene da questo tipo di pratiche, che tra l’altro hanno anche effetti positivi per la riduzione di fame e povertà. L’agricoltura di sussistenza, praticata su piccola scala, sembra la risposta più logica ad un modello di agricoltura industriale, che dimostra di aver fallito nel suo obiettivo fondamentale di dare sostentamento a tutta la popolazione mondiale.
 

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