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In Paraguay golpe di latifondisti pro ogm

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Il presidente Lugo aveva avviato un dialogo con il movimento contadino e stava cercando di arginare le colture ogm. Sarebbe stato messo fuori da latifondisti e corporation dell’agribusiness
Una coalizione di organizzazioni ambientaliste e associazioni contadine denunciano il golpe con cui è stato destituito per impeachment il presidente Fernando Lugo, l’ex vescovo cattolico che era alla guida del primo governo progressista del piccolo Paese sudamericano. Il movimento lancia un appello: «Accompagniamo il popolo paraguayo nella sua resistenza e ci impegniamo a sostenere la denuncia di illegittimità dell’attuale governo e ad appoggiare la lotta del popolo paraguayo e le rivendicazioni delle organizzazioni campesinas e dei popoli indigeni del Paraguay».
Le opposizioni parlano di un colpo di di Stato “costituzionale” gestito da forze che vogliono mantenere nelle loro mani le risorse naturali e le ricchezze del Paese, con l’arrivo al potere di Federico Franco. Un nome che evoca scenari sinistri. Secondo Alianza Biodiversidad, che raccoglie le diverse associazioni a difesa dell’ambiente e dei più deboli, “migliaia di campesinos sin tierra vedono avanzare i grandi produttori brasiliani sul Paraguay per seminare soia transgenica. Una complessa trama parallela a quella imbastita contro il governo per introdurre definitivamente gli Ogm in tutto il  Paese”. Il colpo di Stato  “express” avrebbe come alleati politici i magnati dell’agribusiness, che hanno fatto pressione per destituire il Presidente in carica.
Gli interessi in campo sarebbero proprio quelli delle colture Ogm, che il governo Lugo aveva cercato di arginare e regolamentare, avviando un dialogo con i movimenti contadini. Forti pressioni le aveva subite  anche il ministro dell’Ambiente Oscar Rivas, che si era presentato comunque a Río+20 con una posizione crítica sull’agribusiness, e che non ha potuto presenziare alla conferenza plenaria.
Il golpe in Paraguay nasce dall’eterna questione della diseguale distribuzione della terra: l’85% dei terreni, 30 milioni di ettari, sono in mano al 2% dei proprietari, a questo si deve aggiungere il land grabbing che in Paraguay vede protagonisti i produttori brasiliani. Questo ha prodotto una tensione permanente alla quale si è risposto con la violenza para-poliziesca e la criminalizzazione delle lotte campesinas. L’eccidio di  Curuguaty del 15 giugno, una strage di 11 contadini e 6 poliziotti è stata la scusa per dare il via al golpe instituzioonale e riportare al potere le forze politiche che avevano sostenuto la dittatura.
Alianza Biodiversidad condanna il golpe e denuncia «Le grandi corporations dell’agribusines, con alla testa  Monsanto e Cargill, come responsabili, insieme ai grandi proprietari terrieri ed ai politici  complici. Sono stati ampiamente dimostrati i vincoli e gli interessi comuni di questi settori».
Fonte: Greenreport.it

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