Decrescita: contro il lavoro
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Il lavoro impedisce l’invenzione e la sperimentazione di rapporti più ricchi e articolati, ci priva della gioia del saper fare tante attività diverse, e di farle non perché dobbiamo, ma perché ci sembra giusto e necessario per la nostra comunità. La maggior parte degli uomini non si è dedicata spontaneamente al lavoro inteso come produzione di beni destinati a mercati anonimi e sconosciuti, destinati cioè ad alimentare l’economia monetaria. È stato con l’avvento degli Stati moderni e del capitalismo che gli esseri umani sono stati trasformati nella materia prima destinata a una macchina che trasforma il lavoro in denaro.
L’esaltazione del lavoro presenta, per chi detiene il potere, l’enorme vantaggio ideologico di riunire sotto lo stesso vessillo sfruttatori e sfruttati. Si finisce così per considerare il lavoro come un valore; ma se così è, allora significa che questa società considera anche il processo di produzione-consumo un valore fondamentale, prospettiva di per sé agghiacciante. Peraltro è un giochino che permette di schiacciare le libertà, che si riducono solo a quelle necessarie al valore lavoro: poter produrre e consumare liberamente. Il lavoro, dunque, è divenuto un modello di società all’interno della quale non ci resta che il consumo. Il sindacalismo per i diritti dei lavoratori? Non libera dal lavoro, vuole semplicemente sostituire il lavoro per i padroni con un lavoro collettivo per la comunità in senso astratto. Tutti quanti, nessuno escluso, negano invece la possibilità di una cooperazione spontanea, umana e pacifica; il sistema capitalista si adopera per renderla sempre meno realizzabile, per poter poi arrivare a concludere che è necessaria un’organizzazione coercitiva della produzione per ovviare alla presunta assenza di cooperazione spontanea….
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