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Il fallimento di Rio e la responsabilità di tutti

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Lo scollamento tra potenti del mondo e società civile è pesato sull’esito finale della Conferenza di Rio sulla sostenibilità. Le manifestazioni rischiano di servire a poco e di non incidere sulle sorti del mondo…
Qualcuno si è accorto della Conferenza di Rio sul Clima? Gli esiti finali sono stati forse coerenti con le premesse della partenza: un fallimento totale. Il vertice secondo Legambiente è stato caratterizzato ”da una mancanza assoluta di leadership politica, che ha prodotto un documento debolissimo, che non contiene nessun tipo d’impegno concreto, in particolare per quanto riguarda l’aiuto finanziario ai paesi poveri per sostenere la loro transizione verso un’economia verde equa e solidale. Ma non si può imputare la colpa del fallimento solo a governanti e politici del caso. Si nota sempre più uno scollamento tra società civile, a tratti vivace e festosa, con i tavoli dove le decisioni vengono prese. Una spaccatura che alla lunga continua a pesare sull’inefficacia di tutti i summit mondiali, e che forse svuota di senso anche le manifestazioni, come la marcia della Cupola dei Popoli, un tripudio di 80.000 persone in festa e in lotta per un mondo migliore. Dove gli indigeni sfilano insieme agli attivisti.
Il naufragio della Conferenza ONu sulla sostenibilità, non deve chiamare in causa anche la società civile? La scelta di tirarsi fuori dal gioco e lasciare ai potenti del mondo i contenuti e le forme di questo summit infatti potrebbe aver giocato contro ed essere devastante. “Anche all’interno delle conferenze ufficiali centinaia di persone hanno condiviso speranze, sogni, progetti concreti per realizzare il futuro che vogliamo” si legge nell’editoriale pubblicato da Matteo Conci sulle pagine di Unimondo.it ” Vi erano membri delle agenzie ONU, delle ONG, Scout, Associazioni di donne africane, membri di pannelli scientifici come l’IPCC, tutti a chiedere maggior coraggio ai governi sui temi dello sviluppo sostenibile. Un mondo fatto di oltre 500 eventi che la cupola dei popoli non ha saputo o voluto vedere. Si è chiamata fuori, ha detto “noi con rio+20 non c’entriamo, non è colpa nostra, i governi non hanno accettato le nostre proposte. Invece bisogna imparare a “chiamarsi dentro”. A farsi carico anche di una parte delle responsabilità di un fallimento”.

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