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Con i sandali in montagna

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Una riflessione aperta sull’ultimo terremoto in Emilia: l’editoriale del numero di Luglio-Agosto 2012 “Con i sandali in montagna” di Mimmo Tringale, direttore di Terra Nuova.
Il sisma dell’Emilia è quasi completamente scomparso dai media, ma non certo dalle preoccupazioni di chi è costretto a convivere giorno per giorno con le difficoltà e le perdite causate dal terremoto. Lutti e disagi resi ancora più amari e difficili da un bisogno di giustizia rimasto inappagato e da una domanda destinata a rimanere senza risposta: ma tutti quei morti e tutti quei danni si potevano evitare?
Dal 1905 a oggi, in Italia si sono registrati 23 terremoti con 125.525 vittime. Limitando la stima agli ultimi vent’anni, i danni economici sono stati pari a 120.000 miliardi, senza contare i danni al patrimonio storico e artistico. Cifre da capogiro, che solo in parte dipendono dalla sfortunata allocazione tettonica della nostra penisola, situata nella zona di convergenza tra la zolla africana e quella eurasiatica.
La realtà è che in Italia il rapporto tra danni e potenza del sisma è molto più alto rispetto ad altri paesi ad elevata sismicità, come la California e il Giappone. Un esempio? Il terremoto dell’Umbria e delle Marche del 1997 ha prodotto danni equiparabili a quelli causati dal sisma della California del 1989, malgrado fosse caratterizzato da un’energia circa 30 volte inferiore. Un fenomeno dovuto, per ammissione della stessa Protezione Civile Nazionale, «principalmente all’elevata densità abitativa e alla notevole fragilità del nostro patrimonio edilizio». È evidente che quello che manca nel nostro paese è un’adeguata politica di prevenzione. Per risparmiare oggi, si mettono a repentaglio vite umane e si spende di più domani per l’emergenza.
I terremoti non sono maledizioni divine, ma fenomeni naturali, destinati a ripetersi periodicamente almeno fino a quando ci sarà vita sul Pianeta. Sì, perché i movimenti tellurici, come le eruzioni, svolgono una precisa funzione ecologica: rendono disponibili in superficie gas e minerali rari provenienti dalle profondità del nucleo terrestre, rendendoli disponibili per gli organismi viventi, uomo compreso. Senza questi moti, è molto probabile che nel giro di qualche decina di milioni di anni scomparirebbe ogni forma di vita sulla Terra.
La strategia vincente è dunque imparare a convivere col terremoto, così come fanno altri paesi più civili. Ricorrere all’emergenza come unica arma è come andare in alta montagna indossando sandali da spiaggia e poi chiamare il soccorso alpino alla prima difficoltà.
È anche così che si impoverisce un paese.
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