Scarpe etiche

Risponde Gianbattista Belotti di Altrescarpe Bioworld
Mi si scusi l’esagerazione e l’ironia, ma mi sono immedesimato in chi, leggendo, avrà visualizzato noi di Altrescarpe Bioworld intenti a scuoiare divertiti, e i redattori di TN a contare i soldoni guadagnati con la pubblicità connivente. Devo ammetterlo: mi sono subito preoccupato che quella domanda potesse funzionare da contropubblicità per chi non avrebbe potuto o voluto approfondire oltre. Soprattutto perché l’unica risposta pubblicata non era la mia (ho saputo della lettera a novembre), ma quella della rivista stessa, tesa a perorare la scelta di fondo ed editoriale.

Per pochi secondi ho anche pensato che il signore o la signora G. tentasse volutamente di metterci in cattiva luce, ma poi è prevalsa la convinzione che avesse solo intenzione di mettere in moto una discussione o, più probabilmente, di indignarsi pubblicamente. Peccato che non si sia presa la briga di guardare prima il nostro sito: si sarebbe accorta della linea in Lorica. Trovo inoltre eccessivi i toni usati pur senza conoscere nulla di noi: nel 2001 abbiamo iniziato a produrre calzature anche con materiali alternativi, e dalle 50 paia del primo anno, siamo ora gradualmente arrivati al 30% della produzione totale, che conta circa 6000 paia. L’abbiamo fatto con spirito di servizio, non perché si delineasse un mercato, ma perché abbiamo accolto la sollecitazione di quei consumatori che ci chiedevano un’alternativa rispettosa della loro scelta vegan. Oggi, dopo 10 anni, possiamo dire di avere dato il nostro piccolo contributo al mercato friendly-vegan. La questione non si esaurisce qui, mi piacerebbe continuare a parlarne con il signore o la signora G. e con chiunque volesse farlo in maniera civile e costruttiva. Cosa ne pensate?

Articolo tratto dalla rubrica ” Terra Nuova dei Lettori” pubblicata nel numero di Maggio 2012 del mensile Terra Nuova, disponibile sia nel formato cartaceo che eBook.

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