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Le polveri sottili uccidono sempre di più

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La mortalità per l’esposizione alle polveri sottili è destinata ad aumentare, soprattutto per il crescente fabbisogno energetico. In Italia ci sono ancora 13 centrali a carbone: garanzia di inquinamento e malattie
Le polveri sottili ci seppelliranno. Secondo la Organisation for Economic Co-operation and Development (OECD) da qui al 2050 l’inquinamento dell’aria è destinato a diventare la principale causa ambientale di morti precoci. Secondo le previsioni dell’OECD i casi mortali potrebbero salire a circa 3,6 milioni di persone all’anno, con un elevata concentrazione in India e Cina.
Le ragioni di questo aumento dei casi di morte è imputato alla crescita della produzione economica, destinata a quadruplicarsi, e a causare, nella migliore delle ipotesi, una crescita dell’80% del consumo di energia.
La combustione di carne, olio, gasolio e gas naturale, rimane il fattore principale che determina l’alta concentrazione di polveri sottili.
Secondo l’organizzazione se non si investe concretamente in una svolta energetica, l’85% dell’energia continuerà ad essere prodotta mediante combustibili fossili.
Il problema si fa particolarmente serio se come combustibile si usa il carbone, fonte energetica ottocentesca, ma recentemente rivalorizzata dal Ministro Passera. Come nei giorni scorsi ha fatto notare il WWF, il carbone però pregiudica davvero le nostre aspettative di vita: anche le centrali a carbone più moderne, permettono di abbattere solo una parte delle sostanze inquinanti emesse dall’impianto, che sono nettamente superiori rispetto a quelle di una centrale di pari potenza a ciclo combinato a gas.
Si tratta principalmente di ossidi di zolfo e di azoto, ma anche di polveri sottili che, anche con l’introduzione di filtri, risultano 71 volte superiori rispetto a quelle di una centrale a gas. Se pensiamo che a fronte di una produzione di elettricità pari a meno del 13% del totale nazionale, le centrali a carbone sono responsabili del 30% delle emissioni di CO2 dell’Italia su base annua. Il carbone pulito evidentemente è solo un “ossimoro” che lascia spazio a molte fantasie, ma a pochi risultati concreti.
Le centrali a carbone attive in Italia sono 13, dislocate soprattutto al Nord: Vado Ligure e La Spezia in Liguria, Brescia in Lombardia, Monfalcone nel Friuli Venezia Giulia, Fusina e Marghera in Veneto, Bastardo in Umbria, Torrevaldaliga nel Lazio, Fiume Santo e Sulcis in Sardegna, Brindisi con 2 differenti impianti in Puglia.

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