Le nuvole sporche di internet
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Vogliamo accedere ovunque e subito a tutte le informazioni con computer, smartphone, tablet e aggeggi vari? Tutto questo ha un costo anche per l’ambiente.
In effetti chi usa i vari Dropbox, Apple icloud, Hyperway, Skydrive, Google Drive, evita persino di fare backup affidandosi alla nuvoletta di fiducia, apparentemente candida leggera, che custodisce i nostri dati per noi. Ma a ben vedere spesso si tratta di una nuvola nera di fumo, alimentata a carbone o col nucleare.
Come vengono alimentati i data center? L’energia elettrica impiegata da quale fonte proviene? A rispondere ci ha provato come al solito Greenpeace, evidenziando che nomi importanti come Apple, Amazon e Microsoft continuano a utilizzare il carbone e l’energia nucleare per alimentare i propri server. Due fonti sporche e pericolose che minacciano il clima e la salute dell’uomo.
Il cosiddetto “cloud computing” sembra essere la destinazione del futuro, con investimenti massicci da parte delle principali aziende. Al 2020 si stima un aumento delle informazioni digitali di 50 volte e nei prossimi anni gli investimenti saranno di mezzo trilione (500 miliardi) di dollari.
I giganti Amazon, Apple e Microsoft si stanno espandendo senza mostrare molta attenzione alle fonti energetiche utilizzate, continuando a “sporcare le loro nuvole” con energie tradizionali. Il rapporto premia principalmente Yahoo e Google, che continuano a guidare il settore dando priorità alle fonti rinnovabili e sono entrambe diventate più attive nel sostenere politiche per maggiori investimenti in energie pulite;
Anche Facebook, una delle principali destinazioni di traffico online (oltre 800 milioni di utenti) ha assunto di recente l’impegno di alimentare la sua piattaforma con rinnovabili. Il primo passo importante in questa direzione Facebook lo ha fatto decidendo di costruire il suo nuovo data center in Svezia, dove potrà essere interamente alimentato da energia rinnovabile.
Ma quali sono invece le compagnie che utilizzano più energia pulita? Ecco la classifica valutata su oltre 80 data center alimentati dalle 14 compagnie IT.
Le percentuali si riferiscono al Clean Energy Index elaborato da Greenpeace sulla base della domanda elettrica (in megawatt) degli impianti e della percentuale di energia rinnovabile utilizzata dagli stessi:
1. Yahoo! (56,4%);
2. Dell (56,3%);
3. Google (39,4%);
4. Facebook (36,4%);
5. Rackspace (23,6%);
6. Twitter (21,3%); 7. HP (19,4%);
8. Apple (15,3%);
9. Microsoft (13,9%);
10. Amazon Web Services (13,5%);
11. IBM (12,1%);
12. Oracle (7,1%);
13. Salesforce (4,0%).