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La guerra tra energie fossili e rinnovabili in Italia

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Con il preannunciato Quinto Conto Energia le rinnovabili vengono fortemente penalizzate. Mentre il Ministro Passera preme per le nuove fonti fossili italiane. L’appello delle Associazioni di Categoria: solo le Regioni ci possono salvare
La mazzata in arrivo sulle energie rinnovabili piace poco a tutti gli operatori di settore, ed è invisa a tutte le persone di buon senso che credono in un futuro basato sulla green economy.
Il Quinto Conto Energia prevede un taglio degli incentivi al fotovoltaico pari al 35% rispetto al livello attuale, a partire dal 1° luglio 2012.
Le associazioni di categoria di settore lamentano da tempo il mancato coinvolgimento nelle discussioni che riguardano il futuro energetico del nostro Paese e cercano ogni strada possibile per limitare l’impatto di questo nuovo decreto. Hanno così deciso di rivolgersi alle Regioni, il cui parere sarà determinante per dare il via libera al Quinto Conto Energia. Nell’incontro con i governatori Aper, Assosolare, Ifi e Aes hanno richiesto di  ristabilire i criteri di sostenibilità del settore, salvaguardare gli investimenti in corso,  promuovendo l’industria di settore e l’occupazione.
Tra gli amministratori c’è chi ha già fatto capolino, smarcandosi dal new deal intrapreso dal governo Monti, decisamente restio a favorire le energie pulite. All’indomani della diffusione della bozza del quinto Conto Energia, il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, ha chiesto al Ministro per lo sviluppo economico e le infrastrutture, Corrado Passera, e al presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, di mantenere gli incentivi alle rinnovabili, adeguandoli al livello europeo. “Sarebbe disastroso tornare indietro – ha detto Rossi. Per questo chiediamo al Governo di essere coerente e di stabilizzare gli incentivi sul livello europeo”.
Come ha dichiarato lo stesso Ministro dell’Ambiente Corrado Clini è in atto una guerra tra rinnovabili e fonti tradizionali. Il Ministro Passera è stato più esplicito nell’appoggiare apertamente nuove perforazioni per le energie fossili, sostenendo che dall’estrazione idrocarburi sono possibili 25 mila nuovi posti di lavoro.  Molto dura la reazione di Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente: “Il ministro Passera ha svelato le sue carte: frenare con ogni mezzo le rinnovabili per favorire le fonti fossili. Difficile comprenderne la logica ma è evidentemente questo il piano di un ministro che si sta battendo per penalizzare le fonti rinnovabili, additandole come responsabili degli aumenti in bolletta, attraverso limiti annui agli investimenti, burocrazia e riduzione degli incentivi che aumentano le incertezze sulla realizzazione degli impianti, e con limiti perfino per gli impianti casalinghi”.
Rispetto alle dichiarazioni del ministro Passera sulle riserve di petrolio e l’occupazione, inoltre, Legambiente precisa che le riserve stimate di 187 milioni di tonnellate, agli attuali tassi di consumo, verrebbero consumate in soli due anni e mezzo, mentre i 25mila posti di lavoro ipotizzati dal ministro con l’estrazione di idrocarburi, corrispondono alla metà delle persone impiegate nel settore delle fonti pulite che perderebbero il posto grazie ai suoi decreti, mentre con una seria prospettiva basata sullo sviluppo delle rinnovabili, i nuovi occupati potrebbero arrivare a 250mila unità. Ossia 10 volte i numeri propagandati da Passera per gli idrocarburi”
 

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