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Accanto alla madre

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Parla di nascita e maternità il nuovo libro di Terra Nuova Edizioni dal titolo “Accanto alla madre”: un testo intenso e profondo, per ripensare le priorità sociali, che introduce la figura della doula come accompagnamento al parto e alla maternità.

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di Clara Scropetta
cod. EA107 – pp. 300 – € 13,00

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Introduzione del libro “Accanto alla madre”
Questo libro nasce dal profondo desiderio di affrontare una tematica di enorme importanza: l’accoglienza riservata alle nuove generazioni è per me un fattore chiave, in base al quale si decidono il benessere e la salute di ogni singolo individuo, e quindi della società intera, che di singoli individui è composta.   Da un punto di vista scientifico, è ormai noto che le esperienze vissute a partire dal concepimento, nei primi anni di vita, sono fondamentali. Lasciano il segno; possono creare salute o rendere vulnerabili. Non è più possibile accontentarsi del laconico “è andato tutto bene”, quando si tratta della nascita di bambino. C’è un’altra scomoda verità, indiscussa nonostante il clamore sulla cosiddetta emancipazione femminile: il bambino, dall’inizio e per un bel po’, vuole la madre. Senza restrizioni. Senza condizioni. La vuole tutta, sempre, subito. Ci vuole coraggio per credere che tutti questi bambini, unanimi nelle loro richieste, si “sbaglino”. Per questi motivi valuto che la qualità della presenza della madre sia imprescindibile, specialmente nei primi anni. Oltre che indissociabile dalla qualità della vita di coppia, di famiglia, di comunità. Ecco perché ritengo che sia così importante saper stare accanto alle madri: l’atteggiamento che abbiamo nei confronti di una madre fa la differenza e ha conseguenze più grandi di quel che si pensi, su di lei e sul bambino.

Come indicato nel libro “Accanto alla madre”, la scienza ci informa che tutto ciò che accade all’inizio della vita ha una grande influenza, a breve e a lungo termine. In particolare, le fasi più delicate sono quelle comprese nel cosiddetto periodo primale, che inizia con il concepimento e termina quando il bambino non è più completamente dipendente dalla madre. In questo periodo giungono a maturità completa alcune parti del sistema nervoso che, per il resto della vita, regoleranno il funzionamento di base, e che possiamo chiamare “sistema di adattamento primale”. La scelta del termine primale vuole suggerire “primo per importanza e primo ad apparire”, sia in senso filogenetico (lungo la linea evolutiva) che ontogenetico (nella storia personale). Approfondire il funzionamento fisiologico può aiutarci a riconoscere i condizionamenti culturali. Naturalmente, non è possibile prescindere dalla cultura: una società umana produrrà sempre cultura. Si tratta piuttosto di rinunciare, consapevolmente, a una cultura basata sulla separazione, con il dolore che ne consegue, e di optare per una cultura basata sull’appartenenza, con il piacere che ne scaturisce. Avrà tutto questo ripercussioni, sul singolo o sulla società?

Gli eventi legati alla riproduzione, ovvero il concepimento, la gestazione, la nascita e un accudimento materno che includa l’allattamento al seno, sono codificati nei nostri geni, fanno parte della programmazione biologica. Sono istintivi e avvengono spontaneamente, fuori da un controllo intellettuale cosciente. A volte, certo, può presentarsi una patologia e allora è meraviglioso disporre di strutture ospedaliere ben equipaggiate e dell’assistenza di professionisti qualificati. Quando si tratta di salvare una vita, siamo grati per i progressi in campo medico. Ma è possibile fare in modo che ci siano meno vite da salvare? Secondo Odent, assolutamente sì, ed è quanto mai urgente comprendere che bisogna innanzitutto agire nel rispetto dei bisogni fisiologici fondamentali. Così facendo, l’intervento medico potrebbe tornare a essere l’eccezione piuttosto che la regola, come è spesso oggi. Sono pienamente d’accordo…

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