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Sempre sia lodato lo sterco di vacca!

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L’humus è una sostanza che si forma dalla materia vivente, che alla fine del suo ciclo biologico si decompone. Dall’humus rinasce la vita vegetale che sostiene l’intera catena alimentare. Humus, humanus, humilitas, humatio: questi termini hanno la stessa radice etimologica.
Humus in latino vuol dire terra, a significare che l’uomo è fatto di terra e che la sua umile condizione è quella di ritornare inumato alla terra. Mio padre apprese e mi trasmise il valore fondamentale della stalla e del letame per la salute e prosperità della terra non da un libro, ma dai nostri antenati agricoltori, che si perdono nella notte dei tempi.

Nelle praterie dei climi temperati, dal Nord America alla pianura indo-gangetica, hanno pascolato per millenni enormi branchi di bufali, bisonti e uri. Il «laetamen» da essi generato, fondamento della fertilità organica agraria da millenni, significa letteralmente «ciò che rende la terra lieta di messi».

Le grandi civiltà del passato si sono evolute tutte lungo valli fluviali fertili dove esistevano le migliori condizioni di sopravvivenza, ambienti in cui i cacciatori-raccoglitori transumanti sono divenuti allevatori e coltivatori sedentari, mettendo a frutto la loro esperienza e conoscenza della natura e delle sue dinamiche, trasmesse di padre in figlio.

Il fatto che la vacca, il toro e il bue siano stati deificati e assunti in cielo come splendida costellazione zodiacale, quella del Toro, è perché era loro riconosciuto il ruolo primario di rendere la terra fertile e produrre gli alimenti fondamentali per il genere umano.

Nei loro «De Re Rustica», il corpus dei primi trattati di agricoltura a noi pervenuti, scritti circa duemila anni fa, Varrone e Columella riportano la testimonianza che in Italia, O Vitalia, terra dei vitelli, in tempi già a loro antichi, uccidere un bue era passibile di pena di morte. In tempi attuali, Vandana Shiva nel suo suo discorso «In lode allo sterco di vacca» enfatizza con chiarezza sia la funzione fondamentale dei bovini in un ciclo agrario perennemente rinnovabile e sostenibile, sia come i bovini e il loro letame abbiano permesso all’India il supporto alimentare di una civiltà millenaria, ragion per cui la vacca, nella religione induista, è mantenuta simbolicamente sacra.

I ruminanti hanno un sistema digerente a quattro sacche. Nelle prime tre agiscono batteri, funghi e protozoi, presenti anche nel suolo; solo il quarto funziona in modo simile al nostro. La materia vegetale digerita da un ruminante ritorna al terreno come potente fertilizzante naturale in funzione della crescita e della salute delle piante di cui il bovino stesso si nutre: il ciclo è chiuso.

Non si tratta di sterco acido come il nostro. I semi sono digeriti e, a differenza del letame di cavallo o asino, che sono erbivori monogastrici, non sono capaci di germogliare, evitando all’agricoltore la grande fatica di diserbare. Madre natura è intelligente: il cavallo, come altri animali e uccelli, ha la funzione biologica di diffondere semi, che cadono a terra con un corredo nutritivo atto a favorirne germinazione e sviluppo.

Articolo tratto dal mensile Terra Nuova – Novembre 2011 disponibile anche nella versione eBook.

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