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Scarpe ergonomiche: fanno bene davvero?

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Instabili si nasce o si diventa? Le scarpe basculanti promettono di aggiustare la postura, risolvere i problemi di schiena, ma anche di dimagrire. Quanto c’è di vero? Qualche riflessione col parere degli esperti…
Gli umani sono di per sé esseri instabili, inutile ingessare le loro caviglie con scarpe a carrarmato. Meglio mettersi delle banane di plastica ai piedi, senza appoggi sul tacco e sulla punta. Raccontata così sembrerebbe una fesseria, ma è stata invece un’intuizione, decisamente molto fortunata, dell’ingegnere svizzero Karl Mueller, che nell’ormai lontano 1996 ha dato vita alla creazione delle Mbt, le scarpe ergonomiche basculanti che rivendicano questa naturale instabilità e promettono benefici sorprendenti per la salute. Come giornalisti e studiosi di comunicazione non si può che rimanere incantati da questa idea trasgressiva: il richiamo all’instabilità ha del paradossale, in un periodo in cui anche i costruttori di automobili invocano lo zen e i produttori di merendine ci parlano di equilibrio perfetto. L’invenzione, sin dalla sua origine, si accompagna all’immagine, tra il reale e il mitologico, del popolo dei Masai, che usa camminare a piedi nudi su tutti i tipi di terreno. Chissà cosa direbbe questa razza guerriera dell’Africa orientale. Forse si troverebbe un po’ a disagio con tutto quel concentrato di materie petrolifere. Comunque si tratta di un prodotto destinato a chi non sa nemmeno più cosa vuol dire camminare scalzi al giorno d’oggi.

Siamo entrati in un negozio e le abbiamo provate. La sensazione immediata è quella di perdere l’equilibrio, o stare sui pattini. «Ci si deve un po’ abituare» mi dice la commessa. Provo a farle qualche domanda più tecnica e incisiva: come agiscono sul piede? Perché hanno la suola rigida? Le risposte che seguono sono un po’ deludenti: «sono molto particolari», «massaggiano il piede». Come venditrice non sarebbe riuscita a convincermi. Inutile accanirsi, ripongo le scarpe nella scatola e decido di seguire altre tracce.
La casa madre sostiene che indossandole si è costretti a correggere la propria posizione per non cadere: è così che si migliora la postura e l’appoggio plantare. Si parla anche di effetti benefici per chi soffre il mal di schiena, per problemi di artrosi, per circolazione venosa insufficiente e addirittura per chi sogna di risolvere problemi di sovrappeso e cellulite. Da una prima ricerca online vengono a galla una serie di smentite e anatemi di molti medici e istituti di ricerca, che si dicono scettici sul fatto che un paio di scarpe possano far miracoli.

In genere le cosiddette basculanti della Mbt con tutte le imitazioni del caso, vengono assimilate ad altri modelli prodotti da Nike, Reebok e così via, nella stessa categoria dei venditori di fumo. Di scarpe funzionali in effetti ce ne sono di tutti i gusti: esistono modelli che simulano l’esperienza di camminare a piedi nudi, o altri che sono dotati di speciali ammortizzatori supplementari sotto le suole. I nomi suonano mirabolanti: EasyTone o FiveFingers. Sembrano più adatti a formazioni jazz avanguardistiche che a un paio di scarpe da mettersi in ufficio. A onor del vero però emergono anche delle opinioni più clementi, di chi non esclude un influsso positivo sulla postura. Una sentenza piuttosto dura quella dell’American Council on Exercise, nel cui rapporto si legge che «non vi è alcuna evidenza che supporti le affermazioni secondo le quali chi indossa queste scarpe svolga un esercizio fisico più intenso, bruci più calorie o migliori il tono muscolare e la potenza». Alcuni volontari avevano indossato le calzature e cominciato a camminare, mentre gli esperti ne monitoravano funzioni cardiache, consumo di ossigeno e utilizzo muscolare. I ricercatori hanno misurato mediante elettromiografia l’attività muscolare sotto sforzo di pazienti con ai piedi normali scarpe da ginnastica e scarpe Mbt, Shape-ups e EasyTone, non rilevando differenze sensibili. Ma si sa, il benessere è difficilmente misurabile, soprattutto sul piano neuromuscolare.
Il tam tam promozionale intanto funziona a meraviglia. Sembra che ogni anno se ne vendano circa un milione a prezzi anche molto elevati, in funzione soprattutto di un diffuso passaparola. Chi ce l’ha, in molti casi, ne è rimasto contento. C’è chi giura di averci percorso tutto il Cammino di Santiago senza una vescica ai piedi. C’è chi ci assicura di aver risolto problemi di artrosi cronica. E la vediamo indossare anche da insospettabili personaggi dello spettacolo come Franco Battiato. Per chi cerca il centro di gravità permanente cosa c’è di meglio di una scarpa senza tacco esenza punta?

Come a piedi nudi?
Gli uomini sono stati creati per camminare scalzi. Sin dall’era preistorica però abbiamo cominciato a proteggere i piedi con calzature per sostenere la caviglia e proteggere la pianta da urti e asperità. Negli ultimi decenni guardiamo a questo segno del progresso con diffidenza e ostilità: con le scarpe ai piedi si ha una stimolazione limitata della muscolatura, mentre il tanto gradevole ammortizzamento ha la contropartita di inviare alla schiena falsi segnali sensomotori, con l’effetto di scaricare sulla schiena tutte le sollecitazioni del nostro incedere incauto per le vie del mondo. Tutta questa nuova attenzione sulle «ergonomiche», definite in modo improprio anche come antiscarpe, ha il merito di sollevare una questione incontrovertibile: la relazione tra la camminata e i problemi di schiena o di postura è più stretta di quanto si pensi. È evidente che difficilmente un paio di scarpe potranno risolvere tutti i nostri problemi. Alcuni esperti le considerano però indicate soprattutto per quelle professioni che richiedono di stare per molto tempo in piedi, come per baristi, consentendo al corpo di attivare i muscoli che normalmente non vengono sollecitati e stimolare la circolazione.
Ma per chi ha un calcagno prominente i problemi potrebbero addirittura complicarsi, dunque è sempre opportuno rivolgersi a degli esperti. Il giudizio del professor Hennig dell’università tedesca di Duisburg-Essen, che ha sottoposto le calzature basculanti ai test di laboratorio di tipo biomeccanico, risulta più possibilista. L’esito del test esclude la possibilità che le scarpe possano far bruciare molte più calorie, mentre si evidenziano possibili miglioramenti nel caso di problemi alle articolazioni. «Il loro uso può impedire tutti quei sovraccarichi unidirezionali, rompendo il ciclo del movimento monotono». Le persone con problemi a schiena o ginocchia potrebbero migliorare la loro condizione, e le scarpe aiuterebbero a proteggere contro l’affaticamento del corpo in seguito a lunghe camminate su asfalto e altre superfici dure. Ma, secondo l’esperto, chi ha la fortuna di vivere in campagna potrebbe tranquillamente farne a meno, esercitandosi maggiormente su sentieri e pascoli erbosi.
Decisamente più duro il commento del professor Schmidtbleicher dell’Istituto di scienze dello sport all’Università di Francoforte: la camminata diventa sicuramente più percettibile in tutte le sue funzioni. Possono scomparire dei disturbi da sovraccarico della muscolatura, ma potrebbero anche nascerne di nuovi: per chi non ha i boschi sotto casa meglio camminare scalzi su un materassino da palestra.

Il vero equilibrio è un’altra cosa
Insomma, possono essere utili o no? Non potevamo tenere il piede in due scarpe e per questo motivo abbiamo deciso di dare la parola a un osteopata di comprovata esperienza. «Premetto che quelle scarpe non l’ho mai usate» Paolo Desirò, osteopata di Firenze con un passato da panificatore biologico ed un lungo curriculum di formazione, apre con una dichiarazione di onestà. «Io però il mio mal di schiena me lo gestisco in altro modo, facendo leva anzitutto sulla forchetta, ovvero elimino tutti gli alimenti che sono tossici per il mio organismo». Ecco che il fulcro si sposta verso un’altra angolazione: se pensavamo che per aggiustare la postura bastasse un intervento meccanico ci sbagliavamo di grosso. Forse a un’automobile un po’ traballante è sufficiente cambiare le sospensioni, ma per il corpo umano il ragionamento non vale. Dall’osteopatia ci arriva una conferma sull’interdipendenza olistica di tutti gli organi e le funzioni: i problemi di salute si risolvono con una ricerca di equilibrio che parte dal movimento e arriva alla corretta alimentazione. Tuttavia, al di là di un certo scetticismo, Desirò si mostra attratto da un aspetto che giudica interessante: «queste scarpe ci costringono a fare passi più lunghi e ad atterrare sul retropiede, usando maggiormente il calcagno». Le persone sedentarie, ci spiega, cadono tutte nella trappola dell’accorciamento della camminata. «Vivendo in spazi stretti si riduce il movimento ad elica del piede, accorciando la falcata.
Un problema che osservo spesso, non solo nei sedentari, ma anche in chi fa sport, con un eccessivo sbilanciamento in avanti come si vede spesso in chi fa jogging. Se vivo tutta la giornata in una stanza di 20 mq finisco per non atterrare mai sul tallone. Lo stesso problema che ho in città nel tempo libero, dove cammino continuamente su superfici levigate e spazi ristretti, sia che vada a fare shopping o dentro un museo. Il muscolo medio gluteo, che nel camminare a passo corto e nei sedentari lavora sempre in contrazione concentrica, tende ad accorciarsi e andare in spasmo. Il principio di funzionamento della scarpa non è del tutto sbagliato, anche se possiamo anche auto-educarci a camminare nel modo più corretto da soli».

E rispetto alla questione di linea? È vero che le scarpe aiutino a dimagrire? Alla domanda banale segue una risposta più articolata del previsto: «Se si cammina atterrando sui talloni si ha un movimento più eccentrico del nostro corpo, questo ci permette migliorare la peristalsi addominale e quindi anche di bruciare più grassi, ma solo se camminiamo per due ore di seguito e tutti giorni. Sarebbe più opportuno fare un sano movimento quotidiano, come una lunga passeggiata a lunghe falcate, un paio di scarpe non possono fare miracoli». La cura dovrebbe dunque essere un’altra. E come al solito si finisce per imbattersi e confrontarsi con il proprio stile di vita. Mi viene in mente il passo lungo di Beppe, ex cavatore di 85 anni, che coltiva il suo orto nei terreni sopra il paese. Io che rimango chiuso dentro la mia stanzetta davanti al monitor, lo vedo tornare dal monte con carichi di fascine sulle spalle. E penso che al contrario di me non ha un filo di scoliosi, né problemi di lombalgia o di circolazione periferica. I veri maestri di salute ti passano sotto casa e nemmeno te ne accorgi!

Articolo tratto dal mensile Terra Nuova – Novembre 2011 disponibile anche nella versione eBook.

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