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Vas: il broccolo brevettato è biopirateria

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“Il broccolo brevettato è un caso di biopirateria per l’Italia. Che qualcuno si indigni!”: è la dichiarazione di Simona Capogna di Versi Ambiente Società.
“L’Ufficio Europeo Brevetti (EPO) ha annullato l’udienza pubblica del 26 ottobre a Monaco di Baviera, prevista per la discussione del brevetto sui broccoli. In questo modo, ha implicitamente affermato che il suddetto brevetto non sarà revocato” dice Simona Capogna vicepresidente dei Vas. “Nonostante si tratti di un caso di biopirateria per l’Italia e di una evidente violazione della Direttiva sui brevetti, tale notizia è passata quasi inosservata, soprattutto da parte delle istituzioni nazionali competenti. VAS non può accettare questo pesante silenzio. La varietà di broccolo in questione, infatti, la Beneforté, è tutt’altro che un’invenzione, frutto dell’ingegno umano (come dovrebbe essere per l’ottenimento dei diritti brevettuali). Piuttosto è il risultato del lavoro costante e inarrestabile della natura, che ha permesso di dare vita, in Sicilia, ad una varietà selvatica di broccoli che presenta fino a 2-3 volte in più il contenuto di lucorafanina (un glucosinolato considerato utile nella lotta contro il cancro). Questa varietà è stata incrociata, utilizzando metodi convenzionali, con una varietà commerciale e ha dato origine a Beneforté, il super-broccolo. L’assurdo nasce quando l’azienda biotecnologica “Plant Bioscience Limited” chiede e ottiene dall’EPO un brevetto su Beneforté, nonostante la Direttiva Europea sui brevetti escluda dalla brevettabilità  piante e animali riprodotti con “procedimenti essenzialmente biologici”, ovvero con metodi convenzionali. Per concludere in bellezza, è stata l’azienda sementiera Seminis, una filiale della Monsanto, ad accaparrarsi la commercializzazione di Beneforté, sempre in regime monopolistico. Davanti alla sede dell’EPO sono scesi in piazza centinaia di agricoltori, ambientalisti e organizzazioni di sviluppo, per gridare allo scandalo in corso. Il brevetto sui broccoli è estremamente pericoloso, in quanto si tratta di una privatizzazione di risorse collettive che impedisce la ricerca pubblica agricola, che limita la libertà degli agricoltori, che impone cosa mangiare ai consumatori. Inoltre, per l’Italia, rappresenta anche un caso di espropriazione delle proprie risorse genetiche, di biopirateria! Quando qualcuno dei nostri rappresentanti istituzionali deciderà di indignarsi insieme alle associazioni della società civile, agli agricoltori, agli ambientalisti?”.

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