Viaggiare o non viaggiare?
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Non importa avere diciassette anni per aver voglia di vedere e conoscere posti nuovi! Amare i viaggi non vuol dire affatto avere una scarsa conoscenza di se stessi… il tono della lettera lascia un po’ la sensazione di essere considerati dei superficiali o comunque degli «immaturi» sulla strada dell’Io solo perché affascinati dalle meraviglie del mondo! Mi sembra quantomeno riduttivo… Anch’io cerco di «assaporare il quotidiano come meglio posso», «amo e sono amata e vivo in pienezza le piccole cose» e vivo la vita «365 giorni l’anno e non per il periodo di una breve vacanza»! Ma questo non toglie che rimanga affascinata, e a volte profondamente commossa, di fronte a certe bellezze della natura o dell’ingegno umano, non importa dove esse siano. Va da sé quindi che venga la voglia di viverle fino in fondo andandoci di persona, anche perché vedere l’uomo
solo e soltanto legato al luogo dove risiede è piuttosto miope…
Non siamo forse tutti parte della stessa bistrattata biosfera? Non siamo forse legati tutti gli uni agli altri, umani e non umani da una parte all’altra del globo? Perché affacciarsi sul Grand Canyon, o guardare dal basso verso l’alto le immense sequoia, o sentire il ritmo profondo di una danza e del canto di una tribù africana, dovrebbe «allontanarmi dal mio centro»? O peggio ancora allontanarmi dall’obiettivo di amare?! Forse amare significa solo stare chiusi a guardare in se stessi? Se guardarsi dentro è indispensabile, lo è altrettanto avere coscienza profonda di quello che ci circonda, per accoglierlo, amarlo, rispettarlo… Quando qualcosa mi emoziona, a casa mia come dall’altra parte del globo, questo non fa che arricchirmi, non fa che rendere il mio Io più completo. A mio avviso, se viene meno la «voglia di consumare sensazioni ed emozioni», questo non ci rende migliori conoscitori di noi stessi…
Non contesto il «sentire» del signor Dante, se lui sta meglio a meditare e a guardarsi dentro a casa sua è giustissimo che lo faccia, non c’è un modo giusto e uno sbagliato di vivere le proprie emozioni o il proprio cammino interiore… e sono certa che il signor Dante non voleva neanche far di tutta un’erba un fascio. Avevo comunque voglia di esporre la mia opinione di instancabile viaggiatrice: si può viaggiare – non in cerca di chissà quali stupidi divertimenti o quali inutili lussi, ma con coscienza, curiosità e mente aperta – e allo stesso tempo meditare, crescere e assaporare le piccole gioie del quotidiano a casa propria…
Cordialmente, Monia Colinelli
Articolo tratto dalla rubrica “Terra Nuova dei Lettori” pubblicato su Terra Nuova – Novembre 2011 disponibile anche come eBook.
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