Doppio condono. Fiscale ed edilizio. Berlusconi gioca la vecchia carta del condono approfittando dell’aria di crisi. “Solo così riusciremo a pagare il debito ed avere risorse per la crescita” tuona il premier con tono serafico. Se non fossimo in un era così drammaticamente in bilico, verrebbe da ridere. Ma non vale la pena concentrarsi sulle panzanate del premier-pagliaccio, quanto più approfittare
La critica, più che dal mondo delle associazioni, oggi viene dal mondo economico e finanziario, con una considerazione che lascia un po’ sconcertati: il condono costa troppo! E non solo in termini etico-ambientali. “Costa all’Erario e ai Comuni assai più che al contribuente” si legge oggi sulla pagina economica de Il Sole 24 ore. “Non tanto e non solo per le spese amministrative, che comunque pesano, ma soprattutto per la rinuncia al gettito regolare che deriva dall’applicazione della sanatoria”. Si perderebbero ben 860 miliardi di entrate, quasi la metà del nostro famigerato debito pubblico. Tra il 1980 e il 1997, anni selvaggi di ripetuti condoni fiscali e immobiliari, si sono raccolti appena 22 miliardi, ma grazie a tale prescrizione ne sono stati persi ben 883!
“L’erario ci rimette solo a parlarne” titolano Sverio Fossati e Gianni Trovati sulla stessa pagina del quotidiano di Confindustria. “Il condono può convenire solo a una politica affamata di risultati a breve termine, anche elettorali, ma le cifre raccolte non possono nascondere le voragini che si aprono su un tessuto fiscale già lacerato, né gli sfregi al territorio (e ai conti comunali) inferti dalle case abusive che si moltiplicano sull’onda delle sanatorie”.
Siamo di fronte all’abisso. Forse i nostri governanti ne sono già consapevole e pensano di spolpare le casse dello Stato prima della caduta a picco. Non ci piace il ragionamento cospirazionista, né il catastrofismo politico. Ma molti segnali, riportati dagli analisti dei più diversi orientamenti ideologici, ci conducono alle stesse considerazioni. Le distorsioni del capitalismo finanziario sono chiari al Sole 24 Ore quanto agli opinionisti del Manifesto. Anche il rally delle borse, che investono forsennatamente sulla Borsa di Milano, potrebbe essere letto sotto questa luce. Così come la capitalizzazione delle banche annunciata per direttissima dal nuovo asse franco-tedesco. Il messaggio subliminale è: facciamo cassa, pariamo il colpo! Prima del default annunciato della Grecia e a seguire prima del rovinoso precipitare degli altri paesi, tra cui l’Italia, afflitti dal morso del debito sovrano.
La storia dei paesi falliti, come l’Argentina, ci dimostra però che l’agonia può essere lenta e prolungata, con un progressivo smembramento dello stato a beneficio dei privati. Un gioco d’azzardo, in cui si guadagna molto, proprio in virtù del rischio che eccita la perversione dei mercati. Alla fine qualcuno ci rimarrà bruciato, ma i giganti sanno sicuramente come salvarsi la pelle. E ce lo stanno dimostrando!