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Curare il cancro: e se voltassimo pagina?

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La lotta al tumore è impari oggi, dopo cinquant’anni di chemioterapia, radioterapia e chirurgia, la malattia miete ancora tante vittime. Si può fare di più? E se si valutassero altre strade? Una sfida che deve avere un solo obiettivo: il bene del malato.
Con il cancro è in corso una lotta impari: nel 2000, secondo l’Oms, il cancro ha ucciso nel mondo 6,2 milioni di persone e 10 milioni, nello stesso anno, si sono ammalate; nel 2007, secondo l’American Cancer Society, i morti nei dodici mesi sono diventati 7,6 milioni e i nuovi casi 12 milioni. L’oncologia convenzionale da cinquant’anni affronta la malattia proponendo sostanzialmente tre approcci: la chirurgia, la chemioterapia (farmaci) e la radioterapia (radiazioni ionizzanti). Per valutarne l’efficacia non si utilizza il parametro della guarigione permanente, bensì la percentuale di sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi: cioè si va a contare chi è ancora vivo dopo cinque anni dalla scoperta del tumore e dal suo trattamento.

Malgrado alcuni volti noti del mondo accademico annuncino da anni che «la guerra sta per essere vinta», i dati a disposizione non sempre consentono di condividere tale ottimismo. Dati che, peraltro, non è facile reperire. In Italia sono stati istituiti i Registri Tumori, che raccolgono e valutano i casi clinici. I dati complessivi nel nostro Paese non sempre sono di facile accesso da parte della popolazione e non sempre sono di immediata interpretazione o completi, benché sempre più ricercatori vi si dedichino per implementarne quantità e qualità. I Registri in Italia sono 34 e hanno dimensioni locali: alcuni si limitano a un singolo Comune, altri alla provincia, altri ancora a una regione. Qui abbiamo scelto di analizzare i dati forniti dal National Cancer Institute americano (NCI), che raccoglie informazioni su una base numericamente ampia. E sono proprio questi dati a scoraggiare, in molti casi, l’ottimismo.

Sopravvivenza e tumori
Utilizzando i dati del NCI, proviamo a esaminare le varie tipologie di tumore e la relativa sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi (le statistiche disponibili sono aggiornate al 2006). Il tumore più diffuso al mondo è quello ai polmoni. Dopo 5 anni dalla diagnosi e seguendo i protocolli di trattamento convenzionali, sono vive 6,3 persone su 100 se il tumore è «a piccole cellule», 18,2 persone se è «non a piccole cellule» (la statistica fa una media delle diverse fasce di età e dei diversi stadi del cancro). Inoltre, spiegano gli esperti del NCI, « nessuna modalità di screening per la diagnosi precoce ha mostrato di modificare la mortalità dei soggetti considerati ad alto rischio di sviluppare cancro ai polmoni». Per quanto riguarda il mesotelioma, la sopravvivenza a 5 anni è in media di 7,7 persone su 100, 3 su 100 a dieci anni. Altro tumore con prognosi infausta è quello al pancreas, con solo 5,7 persone su 100 ancora vive dopo 5 anni e 1,9 su 100 dopo vent’anni. Il NCI afferma che «i pazienti con cancro al pancreas a qualsiasi stadio possono essere considerati candidati per sperimentazioni cliniche stante la scarsa risposta alla chemioterapia, alla radioterapia e alla chirurgia convenzionalmente utilizzate»…

Sempre nell’articolo:

>> La sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi

>> Cancro al fegato, alle ovaie, al colon, alla laringe: i dati da conoscere

>> Leucemia linfocitica e leucemia mieloide

>> In che misura la chemioterapia influisce su regressioni e sopravvivenza?

>> Chemioterapia: lo studio che ne contesta l’efficacia

>> La tossicità dei farmaci antineoplastici

>> Il danno cellulare provocato dalla radioterapia

>> L’approccio integrato

>> I trattamenti non convenzionali

>> Box1:  Gli approcci non convenzionali
Esistono, e vengono praticati da decenni, diversi metodi terapeutici cosiddetti non convenzionali, la cui «non convenzionalità» spesso non sta solo nella tipologia di farmaci proposta, ma anche nell’approccio alla malattia stessa. Vi proponiamo gli approcci alternativi per i quali esiste una documentazione prodotta nel tempo sotto forma di casistica clinica o di studi di efficacia.
– Il metodo Di Bella
– Il metodo Pantellini: l’ascorbato di potassio
– I metodi nutrizionali: Gerson e Kousmine
– L’approccio di Hamer

>> Box2: Quando si sceglie la chemioterapia
Quando un malato di tumore sceglie la chemioterapia, esiste la possibilità di integrare questo trattamento con interventi medici non convenzionali e con le cosiddette «discipline del benessere». Lo sa bene il dottor Bruno Marzocchi, direttore dell’Unità di cure palliative dell’Hospice Roberto Ciabatti di Grosseto, che utilizza da tempo agopuntura, musicoterapia, shiatsu e tecniche di rilassamento per alleviare gli effetti collaterali dei farmaci antineoplastici e anche per contenere le sofferenze di coloro che sono giunti alla fase terminale del cancro…

La descrizione completa dell’articolo è disponibile nel numero cartaceo di  Terra Nuova – Aprile 2011 o nella versione eBook.

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