Calzature naturali
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Scarpe «cruelty free»
Le prime scarpe dedicate ai vegani sono state quelle di Vegetarian Shoes (a Firenze in Via dei Mille 26), di Vegetalia e della Birkenstock, tutti marchi di abbigliamento e scarpe «cruelty free», nel rispetto dell’ambiente e degli animali. Ma ne esistono molti altri. Aequa è il nuovo marchio di abbigliamento e di scarpe in microfibra vegetale, lanciate sul mercato dallo slogan «Fashion senza victims» (moda senza vittime), dalla Gazzoni Ecologica Spa: scarpe in microfibra, ultramicrofibra, poliestere, poliuretano e gomme da recupero industriale per le suole. Si calcola che per ogni paio di scarpe Aequa viene utilizzato il materiale corrispondente a due bottigliette d’acqua. «Il progetto» spiega Gazzoni «nasce da un’attenta analisi del nuovo consumatore, sempre più eco-sensibile». Queste ecoscarpe si piegano, si lavano in lavatrice e hanno un prezzo «equo» (circa 130 euro), ma soprattutto hanno il marchio europeo Ecolabel, che rispetta in tutto e per tutto le «quattro erre» alla base dell’ecologia: riduzione di solventi e scarico delle acque reflue; riutilizzo di sfridi di lavorazione e seconde scelte; riciclo di vele, pet, teloni; rispetto per l’ambiente grazie all’utilizzo di canapa e biocotone.
Anche altre aziende in Italia stanno oggi portando avanti progetti simili nel panorama delle scarpe ecologiche. Per esempio Veg Italian Style: una piccola realtà nata a Milano, che recentemente ha investito grandi energie nel progetto di creare una vera e propria colezione di scarpe vegane. I materiali utilizzati sono tessuti stretch e tessuti non coagulati, viscosa, con una formulazione fibra/resina, fodere traspiranti e suole in gomma. Insomma, materiali vegani al 100%. I prezzi vanno dai 110 euro per un paio di scarpe, ai 140 euro per un paio di stivali. Inoltre, esiste la possibilità di formare gruppi di acquisto: bastano 7 persone che richiedono lo stesso modello di scarpa per farla produrre, dopo che l’azienda avrà verificato la fattibilità, i costi e i tempi di produzione (informazioni sul sito www.vegitalianstyle.it). Per la messa a punto di un nuovo modello di scarpe, ci vogliono in media due mesi, ovvero la tempistica di produzione di un normale calzaturificio. E ancora: Le Scarpe di Linus, a Verona, produce scarpe ed accessori rigorosamente non in pelle, utilizzando materiali alternativi, garantiti nella qualità della traspirazione e nell’idrorepellenza. I modelli prodotti rispondono alle più svariate esigenze, dalle scarpe da cerimonia agli scarponi da montagna, 100% vegan, tutto made in Italy (per informazioni: www.lescarpedilinus.it).
Il calzaturificio Di Romeo vende e produce calzature etiche per vegani, scarpe prive di parti animali, seguendo un’idea ancora in fase di progettazione, anche se sul sito internet dell’azienda è già possibile acquistare i primi modelli di calzature per uomo e donna. I prezzi vanno dai 79 ai 95 euro (informazioni su: www.diromeo.it). Anche E-Blood clothing costituisce oggi un riferimento importante nel panorama della moda vegan: nella produzione di tutti i loro capi, dalle scarpe ai berrettini, vengono utilizzate solo fibre di origine vegetale e minerale, senza utilizzare alcun componente di origine animale (info: www.ebloodclothing.com), lana e seta compresi, né coloranti derivati o testati su animali. Ma la prima caratteristica di E-blood è quella di essere una linea d’abbigliamento vegan completa, con disegni originali e prezzi inferiori rispetto alla media del mercato: un’evoluzione creativa e responsabile di una presa di
coscienza ecologica. Tra le aziende italiane che producono e vendono calzature ecologiche, un posto di rilievo è occupato da Bioworld: una piccola azienda che propone una linea di calzature dove ecologia e qualità si uniscono al meglio. Tutti i materiali usati sono rigorosamente naturali: il plantare è in lattice e in sughero, la suola è di caucciù, la pelle è conciata con sostanze minerali e vegetali, la colla è una resina non tratta con formaldeide. «Le pelli usate per le nostre calzature sono ecologiche e certificate in Spagna da Ocotex» spiega Gianbattista Bellotti di Bioworld. «Non c’è una catena di montaggio, tutto viene prodotto in maniera assolutamente artigianale. Per questo le nostre calzature sono adatte e ideali per chi cerca pelli non trattate chimicamente. Tutti sappiamo poi quali siano i benefici di un plantare ergonomico». In Italia le scarpe di Bioworld sono vendute da circa una quindicina di rivenditori specializzati, sparsi sul territorio nazionale e on-line, sul sito www.bioworld.it. Sulla scena internazionale invece, il sito www.alternativeoutfitters.com è uno dei più grandi punti vendita on line di prodotti animal-free. Negli Stati Uniti il mercato dei prodotti adatti a vegetariani e vegani è in crescita costante: si calcola che oggi circa il 2,8 per cento degli americani adulti sia vegetariano o vegano.
Calzare equosolidale
Un’opportunità in più per chi decide di acquistare scarpe etiche è di calzare scarpe prodotte secondo i principi del commercio equo. In Italia le prime scarpe equosolidali sono arrivate nel 2005, certificate da Transfair Italia. Sono prodotte in Equador, ma hanno un design italiano: realizzate da La Zapateria, una piccola fabbrica equadoregna che ha una produzione di circa 30.000 paia di scarpe all’anno, seguono i parametri del fair trade, nel rispetto del divieto di sfruttamento dei lavoratori e dei minori. Queste scarpe sono nate da un’idea della comunità di Capodarco e della Cooperativa Next Trade, una piccola realtà con l’obiettivo di commercializzare e valorizzare i prodotti dei lavoratori del sud del mondo, con un’attenzione particolare per l’Equador. Tutti gli utili della fabbrica vengono reinvestiti in progetti sanitari e sostenibili. In Italia, queste scarpe sono commercializzate da Coop Italia e il costo è inferiore ai 30 euro.
Dall’Argentina invece sono arrivate le scarpe della Cuc (Cooperativa unidos para el calzado), una cooperativa che lavora in una fabbrica recuperata nei dintorni di Buenos Aires. Nel 2002 questo stabilimento, che un tempo produceva scarpe per grandi marchi sportivi, era stato costretto a chiudere. I lavoratori hanno ripreso in mano la situazione qualche anno dopo e, nel 2005, la fabbrica è passata legalmente nelle mani della cooperativa. In Italia, le scarpe sportive della Cuc sono arrivate grazie alla rete del commercio equo solidale argentino, nata dalla collaborazione con la cooperativa Chico Mendes (Altromercato), nell’ambito del progetto «Argentina equa e solidale».
Articolo tratto da Terra Nuova – Maggio 2007 disponibile anche nella versione eBook.
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