Sull’idroelettrico molti di noi nutrono ancora seri dubbi: si tratta davvero di energia rinnovabile ad impatto zero? Cosa dire delle grandi dighe che distruggono gli ecosistemi dei bacini fluviali? Si integrano con una gestione sostenibile del territorio?
Circa il 70% dell’energia rinnovabile prodotta in Europa proviene da impianti idroelettrici. Viene dall’acqua, quindi, la maggior parte dell’energia verde offerta dagli operatori elettrici europei. Ma gli impianti idroelettrici possono causare impatti ambientali: come può il consumatore distinguere l’energia idroelettrica più “amica dell’ambiente”?
È appena nata l’etichetta europea che certifica l’idroelettrico “buono”, quello che rispetta gli ecosistemi acquatici. Si tratta del progetto CH2OICE, l’eco-certificazione europea dell’idroelettrico che ha l’obiettivo di produrre energia in modo sostenibile, rispettando fiumi e ambiente, progetto sviluppato per gli impianti che rispettano elevati standard ambientali. Avviato nel 2008 e finanziato dal programma UE Intelligent Energy Europe il progetto CH2OICE ha creato l’etichetta omonima che è stata lanciata questa mattina a Roma al MAXXI.
L’energia idroelettrica è la fonte rinnovabile più importante in Italia. Rappresenta oltre il 16% della produzione elettrica attuale e riveste un ruolo strategico per il raggiungimento di quel 20% di energia rinnovabile richiesto dall’Europa.
Tra le fonti rinnovabili, l’energia idroelettrica è la più utilizzata in Italia. La maggior parte deriva dai fiumi, soprattutto quelli alpini, contro il 3% delle altre fonti (eolico, geotermico, solare). Inoltre, secondo dati forniti da Terna, in Italia esistono più di 2000 impianti di produzione di energia idroelettrica, ma oltre l’85% della produzione viene da 300 grandi impianti con un’età media di più di 60 anni, che considerano poco e nulla le esigenze ambientali degli ecosistemi in cui sorgono.
“Molti impianti hanno un notevole impatto sugli ecosistemi fluviali – ha detto Andrea Goltara, direttore del Centro Italiano per la Riqualificazione Fluviale, partner del progetto – Infatti, alterano la portata naturale dei fiumi, interrompono la loro continuità ecologica, possono provocare pesanti perdite di habitat e specie e sono spesso origine di conflittualità territoriali”. Ha spiegato Giulio Conte, di Ambiente Italia, coordinatore del progetto: “Gli impianti certificati CH2OICE non solo produrranno energia rinnovabile, ma anche energia rispettosa degli ecosistemi acquatici, e mantenendo le dinamiche naturali dei corsi d’acqua”.
La metodologia del progetto è il frutto di tre anni di lavoro congiunto di associazioni ambientaliste, associazioni di produttori ed esperti di ecologia dei fiumi ed è stata testata su 4 impianti tra Trentino Alto-Adige e Veneto e 4 in Slovenia. Il progetto prevede la presenza di un Comitato Scientifico di alto livello composto da esperti nei diversi settori disciplinari connessi al fiume e di un comitato di garanzia che coinvolgerà l’Associazione Produttori Energia da fonti Rinnovabili (APER), Il Centro Italiano per la Riqualificazione Fluviale (CIRF), l’ente di ricerca del GSE (RSE), Legambiente e WWF Italia. “Questo – informa una nota – garantirà sia i consumatori, che saranno sicuri di acquistare energia che davvero rispetta l’ambiente, sia i produttori che, forti della credibilità di CH2OICE, potranno offrire la propria energia certificata a prezzo più alto ripagandosi così l’investimento effettuato per certificare gli impianti”.
Fonte: Alternativa Sostenibile