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Latte di mucca? No, grazie!

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Perché evitare il latte vaccino nella dieta della prima infanzia. Non è certo la prima volta che Terra Nuova si occupa del latte vaccino, di solito con accenti negativi. Così vi sarà capitato di leggere, qui o altrove, che il latte è adatto soltanto per i cuccioli dei mammiferi. Affermazione che risponde al vero e che implica poi un altro fatto: il latte deve essere quello materno. E ora vi spieghiamo perché.
“I mammiferi non completano lo sviluppo nel ventre materno, ma solo dopo la nascita, grazie all’azione poliedrica del latte, che ha caratteristiche diverse a seconda della specie” spiega la dottoressa Michela Trevisan, biologa e nutrizionista, autrice del libro Svezzamento secondo natura. “Tutti i mammiferi hanno però una caratteristica che li accomuna: un apparato digerente molto immaturo. Ecco perché è fondamentale che questi cuccioli si nutrano con l’unico alimento adeguato e digeribile per il loro organismo: il latte della propria mamma”. Solo questi, infatti, presenta tutte le caratteristiche necessarie per uno sviluppo corretto. Ciò significa che la sostituzione con il latte vaccino non è idonea, come sottolinea il professor Gianvincenzo Zuccotti, direttore della clinica di pediatria dell’Università statale di Milano, ospedale Luigi Sacco. “Generalmente tutti i pediatri concordano che il latte vaccino non sia adatto per il consumo nel primo anno di vita. Nel latte vaccino, per esempio, ci sono molte più proteine, un contenuto inferiore di zuccheri e uno di lipidi simile quanto alle dosi ma diverso nella qualità”. Tutto questo ha inevitabili conseguenze sullo sviluppo a breve e lungo il termine.
I rischi del latte
Anemia
Un primo rischio è la carenza di ferro, minerale importantissimo per lo sviluppo infantile, come spiega Zuccotti. “Il latte vaccino ha poco ferro e con una biodisponibilità di 10 volte inferiore. Il ferro ha diverse funzioni e meccanismi, fra cui quello immunitario; ha un importante ruolo nello sviluppo cerebrale e nella formazione della mielina; serve per un adeguato sviluppo dei tessuti e per la trasmissione dei segnali”.
Per soddisfare il proprio bisogno di ferro, il neonato dovrebbe bere 8 litri di latte vaccino al giorno! Come se non bastasse, questo alimento è in grado di causare piccoli sanguinamenti dell’apparato gastrointestinale, aggravando così la carenza di questo minerale. “Alcuni lavori mostrano che l’anemia sideropenica nel lattante può comportare un minore quoziente intellettivo e un maggior rischio futuro di ritardi mentali” afferma Zuccotti. Infatti, sottolinea l’esperto, bisogna tenere presente che “il cervello cresce in modo tumultuoso: alla nascita il peso è del 70% rispetto a quello dell’adulto, a 2 anni l’80, a 6 anni raggiunge il peso totale”. Inoltre viene modificato il comportamento, con una maggiore predisposizione a tristezza e distrazione.
Sovrappeso e obesità
L’epidemia di obesità che attualmente fa tanto parlare di sé sarebbe imputabile al latte vaccino nella prima infanzia, in particolare alla sua componente proteica, come avverte lo specialista. “Oggi la più accreditata sembra “l’ipotesi proteica”: un eccesso di proteine nel primo anno di vita porta nel futuro a sovrappeso e obesità. In letteratura ci sono abbondanti dati a sostegno di questa ipotesi”.
Secondo le statistiche i piccoli allattati al seno hanno, da adulti, un rischio di sovrappeso inferiore del 7-24%. Infatti l’aumento di proteine porta con sé un incremento dell’insulina e dei fattori insulino-simili: così il grasso si accumula di più e si anticipa il cosiddetto “adiposity rebound”, cioè l’aumento dell’indice di massa corporea prima del quinto anno di età. Con il tempo, cresce anche il rischio di sviluppare il diabete giovanile.
Minore resistenza e stress
Uno studio decennale del Karolinska Institutet di Stoccolma, condotto su 9000 bambini inglesi, ha rilevato nei piccoli allattati al seno per poche settimane una resistenza allo stresso superiore anche da adulti, pure in condizioni psicologicamente negative.
Ipertensione
In età adulta aumenta il rischio perché il latte vaccino ha più sodio di quello materno.
Placche arteriose
Il maggior contenuto di grassi saturi causa in età adulta la formazione di placche e la predisposizione a malattie cardiovascolari.
Allergie
Il rischio aumenta con il consumo di latte vaccino che, tra l’altro, pone anche problemi di digeribilità.
Sistema immunitario
Abbiamo visto come già la carenza di ferro influisce sul suo funzionamento. Concorrono poi i bassi contenuti di zinco e di vitamina C.
Ossatura
Senza un adeguato apporto di vitamina D non si sviluppa adeguatamente.
Sistema nervoso centrale
Oltre ai problemi causati dall’anemia si aggiungono quelli dati dalla carenza di acidi grassi.
Vista
Lo scarso contenuto di vitamina A può influire negativamente sugli occhi, ma anche sulla pelle.
Oms, Unicef, Wcrf e associazioni di pediatri raccomandano di allattare almeno fino a 6 mesi, periodo in cui il latte materno è in grado di sopperire completamente ai fabbisogni del bebè. Dopo c’è un calo di proteine e vitamine, perciò è necessaria l’introduzione graduale di alimenti solidi. Di nuovo, però, attenzione al latte vaccino: anche fino al secondo anno è bene evitarlo, e comunque è meglio ritardarlo il più possibile.
Punti di forza del latte di mamma
Freschissimo, alla giusta temperatura, ma soprattutto crudo e ricco di una flora batterica indispensabile per arricchire l’intestino del bebè e porre le basi del suo sistema immunitario, il latte materno ha pure la capacità di modificarsi a seconda dei momenti. Al mattino il contenuto di grassi è superiore rispetto alla sera (colazione da re…), all’inizio della poppata è acquoso, poi si fa più denso e sostanzioso, così la digestione è facilitata. E se il bebè è prematuro, il latte è molto più ricco.
Quanto ai nutrienti principali, questi sono suddivisi in modo equilibrato per le necessità del lattante. Ecco ora una breve panoramica dei componenti più importanti.
Acqua: è una parte consistente del latte perché il neonato richiede un’idratazione maggiore rispetto all’adulto.
Vitamine: maggiori proporzioni di C, E, D, A rispetto al latte vaccino.
Minerali: non sono troppi, così i reni non rischiano di danneggiarsi (ricordiamo che gli apparati sono ancora immaturi).
Zuccheri: oltre al lattosio, ce ne sono altri indispensabili per nutrire la flora batterica intestinale.
Grassi: maggior contenuto di omega 3 e acido oleico e minore di grassi saturi.
Proteine: di elevato valore biologico, contengono gli amminoacidi nel giusto equilibrio per la crescita del bebè.

Tratto dalla rivista Terra Nuova

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