È sempre più diffusa anche in Italia la cura «dolce» basata sulla relazione uomo-animale.
Una persona che soffre o che è in difficoltà. Un professionista che cerca di aiutarla. Un animale domestico, di solito un cane. È il triangolo della pet therapy, la cura «dolce» basata appunto sull’interazione con l’animale e con l’operatore che lo conduce. Le si predice un luminoso avvenire: diminuiscono le risorse socio sanitarie degli enti pubblici, e questo probabilmente aprirà la strada ad un maggiore coinvolgimento delle attività sussidiarie. Ma non esistono albo professionale, regolamentazione nazionale dell’attività, percorso formativo standard per gli operatori: men che meno per i cani. Esistono solo riconoscimenti assegnati dalle Regioni o dalle Asl alle associazioni che operano nel settore e un Centro di referenza nazionale, che però è ancora una sorta di
scatola vuota….
Sempre nell’articolo:
>> L’animale non giudica
>> Operatori e animali nei reparti di oncologia e chirurgia e al pronto soccorso.
>> Il beneficio dell’interscambio nella relazione animale e paziente
>> Diventare operatore di pet therapy
La versione completa dell’articolo è disponibile nel numero cartaceo Novembre 2010 di Terra Nuova o come eBook.
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