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Riprendiamoci l’acqua

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La legge Ronchi ha fatto di un bene comune una merce sottoposta alle logiche del mercato e della malavita. È tempo di riprenderci l’acqua… prima che sia troppo tardi.
L’acqua è un diritto, è fonte di vita, è e deve restare un bene comune, al di fuori di ogni logica speculativa: è questo in sintesi il messaggio che hanno lanciato in questi mesi i promotori dei tre quesiti referendari che entro il 20 luglio saranno consegnati alla Corte di Cassazione. Centinaia di migliaia le firme raccolte in due mesi e mezzo in tutta Italia, con sottoscrizioni eccellenti e «trasversali», da Erri de Luca a padre Alex Zanotelli, da un nutrito gruppo di sacerdoti e vescovi fino a Guglielmo Epifani.

Il 4 luglio termina la raccolta delle firme, poi i promotori della Campagna «L’acqua non si vende» si occuperanno delle procedure di certificazione e verso fine mese, con una iniziativa pubblica, le firme approderanno in Cassazione dove verrà giudicata l’ammissibilità dei quesiti.

Speculazione bipartisan
«Con questi tre quesiti referendari chiediamo l’abrogazione della legge Ronchi approvata dall’attuale governo e delle norme approvate da altri governi in passato, compresi quelli di centrosinistra, che hanno aperto le porte della gestione dell’acqua ai privati e fatto della risorsa, bene comune per eccellenza, una merce» spiegano i portavoce del comitato promotore che raccoglie centinaia di gruppi territoriali e associazioni1. A redigere i tre quesiti sui quali, se tutto procederà come atteso, ci ritroveremo presto ad esprimere il nostro voto (e per evitare la privatizzazione occorrerà votare SÌ) sono stati sei docenti universitari di diritto, Gaetano Azzariti, Gianni Ferrara, Alberto Lucarelli, Ugo Mattei, Luca Nivarra e Stefano Rodotà, che propongono un’analisi lucida del processo speculativo che si è innescato per i servizi di pubblica utilità…

Sempre nell’articolo:

>> La malavita ha sete

>> Come gli enti locali possono opporsi

>> Alex Zanotelli: «Chi privatizza l’acqua è un ladro»

>> BOX 1: La mappa delle fontane e chioschi dell’acqua

>> BOX 2: Una privatizzazione iniziata in sordina
La maggior parte degli italiani ha preso coscienza della volontà dei governi di andare verso la privatizzazione dell’acqua soltanto negli ultimi due anni, quando cioè la protesta si è fatta forte e organizzata….

La versione completa dell’articolo è disponibile nel numero cartaceo Luglio/Agosto 2010 di Terra Nuova o come eBook.

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