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Atlante delle guerre e dei conflitti nel mondo Iª Edizione

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Questo Atlante vuole raccontare la realtà. Vuole dire che la guerra c’è. Un testo importante, per avere sempre sott’occhio la situazione geopolitica del mondo, per capire dove sono i conflitti in corso e infine quali saranno gli scenari futuri.

Atlante delle guerre e dei conflitti nel mondo Iª Edizione
a cura dell’Ass.ne Culturale 46° Parallelo e Ass.ne Ilaria Alpi
cod. EA061 – pp 208 – € 20,00
(per gli abbonati € 18,00)

Perchè un atlante delle guerre?

Se provate a chiedere in questo momento se siamo in guerra, se l’Italia è un paese in guerra, la risposta comune No! Non lo siamo.
Domandando se il Mondo è in guerra, probabilmente otterrete la stessa risposta, magari con il distinguo che sì, da qualche parte, lontano, si combatte, si muore.
Pochi si rendono conto che si vive quotidianamente in guerra.

La realtà è ben diversa…
Migliaia di nostri soldati, ora, in questo preciso istante, sono schierati su più fronti, nel Mondo, dove si combatte.
Sono lì in missione di pace, è vero, ma di fatto loro sono in guerra, cioè sono armati, addestrati, attrezzati per combattere. Questo significa – al di là di ogni posizione ideale – che il Paese, vale a dire ognuno di noi, sopporta spese immense per mantenere uomini, aerei, carri armati, elicotteri nelle condizioni di efficienza indispensabili per salvare la vita ai nostri soldatio e per portare a termine la missione che è stata loro assegnata.

E’ una missione di pace, che crea però una economia di guerra permanente. La parola chiave è questa: permanente.
L’italia è costantemente in guerra da almeno 15 anni. Il Mondo è permanentemente in guerra da sempre.
In questo istante, mentre leggete, in almeno una quarantina di Paesi o Regioni ci si ammazza, si lotta per conquistare il potere, il controllo delle risorse naturali, per affermare idee più o meno buone.

La guerra, quindi, resta la sola costante della vita umana, ci piaccia o meno dirlo. Ed essendo una costante, incide sulla nostra vita attraverso l’economia, le idee, le scelte dei governi, anche dei nostri governi democratici. La differenza è che fingiamo di non rendercene conto. NOn ne parliamo. Soprattutto non informiamo.
Sembra essere fondamentale questo “essere lontano” della guerra. Più la teniamo distante dalla nostra realtà, più diventa accettabile.

Questo Atlante vuole raccontare la realtà. Vuole dire che la guerra c’è, in troppi posti. Vuole spiegare le ragioni di tutte le guerre in corso, far capire perchè ci si combatte e chi interviene. Vuole uscire dal sogno che la pace sia tra noi, senza prendere posizione a favore di qualcuno o qualcosa, senza parlare di buoni o cattivi. Per noi, che scriviamo questo Atlante, l’unica cattiva è da sempre la guerra.

Sono oltre 30 i paesi o le regioni che l’Atlante analizza con il supporto di cartine geografiche dettagliate, dati certi, statistiche e inchieste giornalistiche, spiegando infine le cause, le motivazioni e le varie parti impegnate in ciascun conflitto bellico.

La pubblicazione di questo Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo, che verrà aggiornato ogni anno con un annuario apposito sui mutamenti in corso, è il più importante passo per informare, documentare e raccontare la realtà.

Riportiamo, da pagina 11 e seguenti del testo, il paragrafo “Controllo delle risorse, scontri tra culture. Così il pianeta va in guerra”

Per parlare di come va, parliamo di riso, ad esempio. Gli esperti dicono che ormai non ne abbiamo a sufficienza per sfamare tutta la popolazione mondiale, che aumenta ogni minuto, mentre si perde, nello stesso minuto, un ettaro di terreno coltivabile.

Nel 2050 la popolazione mondiale dovrebbe arrivare a 7.7 miliardi di persone. La proiezione è questa ed è anche su questo dato che si costruisce un quadro sullo stato del Pianeta, soprattutto sulle ragioni che alimentano, oggi, 35 guerre e conflitti più o meno dichiarati e una decina di situazioni “limite”, pronte a sfociare in confronto armato.

Il riso, si diceva. Il significato della vicenda, con il contemporaneo diminuire dei terreni coltivabili, è che pare probabile entro breve una vera e propria guerra per il cibo. Sempre più esseri umani saranno privi di sostentamento, di alimenti.

Secondo la Fao, Fondo Mondiale Alimentare, i cambiamenti climatici, la decadenza dei terreni coltivati, l’abbandono delle coltivazioni originarie da parte delle piccole comunità, ha portato a perdere, in soli 100 anni, il 75% del patrimonio alimentare mondiale.

Cosa significa?
Ad esempio, che nel mondo cosiddetto occidentale, l’alimentazione si basa su sole 4 colture, cioè mais, riso, soia e grano. In una piccola comunità thailandese di sole 600 persone, invece, sono ancora oggi 387 le colture utili per mangiare.
In pratica, se noi interrompiamo per qualche ragione una delle colture andiamo in immediata difficoltà, non avendo alternative pronte. Parlare di cibo era un esempio, lo abbiamo detto. Le ragioni che portano alla guerra restano innumerevoli. Il controllo delle risorse è fra queste. L’Africa ne è da sempre tragico simbolo, trasformata in luogo di scontro più o meno occulto fra multinazionali, stati e oligarchie, che si alleano o battono da decenni.

Il continente è, dal punto di vista geologico, il più antico del Pianeta. In pratica, è la grande mamma di tutte le terre emerse. Questo lo rende ricco di minerali, pietre preziose e idrocarburi. C’è, insomma, tutto quello che gli Stati vorrebbero avere per aumentare la loro potenza. Inoltre, è terra diventata indipendente solo negli ultimi cinquant’anni e i legami con le ex potenze coloniali sono rimasti forti, tanto da definire, ancora oggi, zone di influenza precise. Gli Stati africani hanno spesso rapporti intensi con Inghilterra e Francia, che li dominavano, dato che le classi dirigenti africane si sono formate a quelle scuole. Una situazione che negli ultimi anni ha creato problemi, data la politica espansionistica, dal punto di vista dei mercati, di Stati uniti prima e di Cina ora. Le due superpotenze si danno battaglia per avere il controllo delle infrastrutture stradali e portuali del continente e per condizionare le politiche dei dazi sulle merci in entrata e uscita. Lo fanno a danno non solo dei paesi africani, ma anche di Inghilterra e Francia, che non hanno alcuna intenzione di stare a guardare.

Così, le ragioni per avere guerre sul Pianeta si moltiplicano in modo proporzionale alla voglia di controllarne le risorse. Come dimenticare l’acqua, allora? Attorno alle fonti, ai pozzi, ai grandi bacini idrici, si stanno sviluppando alleanze strategiche, organizzazioni criminali e centri di potere. Perchè, lo dice l’ONU, il mondo è sempre più assetato. Per il più recente rapporto delle Nazioni Unite, l’accesso ai servizi di base legati all’acqua resta “insufficiente per una larga parte del mondo in via di sviluppo. Oltre 5 miliardi di persone (il 67% della popolazione mondiale) nel 2030 non avrà accesso a strutture igienico-sanitarie decenti”.

Ad investire nel settore idrico non dovrebbero essere solo i Paesi Ricchi: la prosperità futura dell’intero pianeta dipende dalle politiche per l’acqua. Lo sviluppo e la salvaguardia delle risorse idriche, conclude il documento, saranno un elemento chiave per garantire lo sviluppo economico e sociale e, probabilmente, la pace. In tutto questo, si inseriscono le lotte fra culture e popoli e quelle fra gruppi di potere. E di conseguenza è cambiato il “come si fa la guerra”. Gli studiosi dicono in modo concorde, e la cosa la verifichiamo sui giornali, che i conflitti fra gli stati sono tendenzialmente declinati. Raramente combattono eserciti nazionali contro altri eserciti nazionali.

Se escludiamo l’intervento da parte di altri Stati in un qualche Paese, con l’invio di truppe a sostegno di una fazione interna e i casi di operazioni militari da parte di coalizioni o di forze di interposizione, dagli anni ’90 ci sono stati solo pochi conflitti “classici”: Iraq-Kuwait, India-Pakistan, Etiopia-Eritrea.
Poi ci sono state le guerre di coalizioni contro singoli Paesi: Afghanistan e Iraq. Detta così, sembra che il mondo sia in pace. Non è vero, ovviamente. Negli stessi anni, infatti, almeno 57 guerre sono state combattute in 45 diversi Paesi e sono state tutte “guerre interne” fra fazioni rivali che volevano assumere il controllo del Governo.

Il dato viene confermato da una ricerca statunitense Correlates of War: nel periodo 1945-1999, si sono registrate 25 guerre fra Stati, con circa 3.3 milioni di morti in combattimento. Le guerre civili sono state invece ben 127, con 16.2 milioni di morti. In questa situazione è difficile parlare di “un mondo in Pace”. Le condizioni economiche, la cattiva distribuzione della ricchezza non solo fra Nord e Sud del mondo, ma anche all’interno dei Paesi più avanzati, il controllo delle risorse primarie, del cibo, le lotte culturali e religiose, creano continuamente le condizioni per guerre e conflitti. Vigilare su questi motivi, cercare di capirli e di intervenire in tempo rimane l’unico possibile modo per evitare nuovi drammi.

Qualche notizia in più sugli autori:
– Associazione 46° Parallelo:
nata per la voglia di affrontare alcuni temi, o forse di agire. Si è chiamata Associazione geografica, perché di geografia – intesa come conoscenza dei luoghi, delle persone, delle storie – si parla sempre meno. Si è detta culturale, perché suona bene. Soprattutto, però, l’associazione cerca di usare gli strumenti che ha disposizioni – legati ai mestieri dei fondatori – per raccogliere fondi da investire in progetti di solidarietà e culturali.
– Associazione Ilaria Alpi: l’obiettivo di tenere viva la memoria di Ilaria Alpi, giornalista RAI, barbaramente assassinata a Mogadiscio, in somalia, il 20 marzo 1994, insieme all’operatore Miran Hrovatin. Più ancora il fine è quello di tenere aperta la ricerca della verità sulla morte di Ilaria e Miran.
Con il tempo gli obiettivi dell’associazioe si sono allargati alla difesa della libertà di stampa e di informazione che sono i valori per i quali Ilaria e Miran sono stati uccisi, da qui il premio giornalistico annuale Ilaria Alpi dedicato a inchieste, servizi, reportage e documentari inerenti tematiche di solidarietà, non violenza, giustizia, diritti umani.

 

Indice completo del libro:

Editoriale
Saluti
Introduzione
Istruzioni per l’uso
La situazione
Intervista ad Andrea Margelletti
La carta di Peters

Africa
Ilaria, innamorata dell’Africa
– Algeria
– Ciad
– Costa d’Avorio
– Etiopia/Eritrea
– Guinea Bissau
– Liberia
– Nigeria
– Repubblica Centrafricana
– Repubblica Democratica del Congo
– Sahara Occidentale
– Somalia
– Sudan
– Uganda

America Latina
Il futuro passa di qui
– Colombia
– Haiti

Asia
Una terra che non trova pace
– Afghanistan
– Cina/Tibet
– Filippine
– India
– Iraq
– Kashmir
– Pakistan
– Sri Lanka
– Thailandia
– Timor Est
– Turchia

Medio Oriente
In Libano 40 anni di guerra
L’inferno di Sabra e Chatila
– Israele/Palestina
– Libano
– Siria/Israele

Europa
L’Europa ha le sue guerre
– Cecenia
– Cipro
– Georgia
– Kosovo
– Paesi Baschi

Inolte…
Transnistria, lo Stato che non c’è
Le missioni ONU
Rifugiati, milioni di persone in fuga
Natura e Arte, oscure vittime della guerra
Fonti

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