Il carciofo gioviale
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Quello del Sol-Leone, un fuoco grande e generoso, capace di riscaldare tutto il Pianeta e di portare i frutti al giusto punto di cottura, di maturazione. E il fuoco del Sagittario, quello di un sole che vola basso sull’orizzonte fino al solstizio di inverno, un fuoco quasi sotterraneo, quello della «luna del fuoco di braci sotto la cenere», così come alcune tribù dei nativi d’America chiamavano la luna del Sagittario. È il fuoco dei carbonai, quello che con un calore moderato e costante riduce lentamente in cenere i cascami autunnali della vegetazione.
Da questa cenere, usata per concimarlo, deriva etimologicamente Cynara, il nome scientifico (Cynara scolymus) della nostra pianta. Carciofo, il suo nome volgare, deriva invece dall’arabo e in quella lingua vuol dire «spina della terra». Questo nome ci rimanda al mito di Dafni, un pastore caro agli Dei, alla cui morte, per manifestare il suo dolore, la Madre Terra fece nascere i Cardi (dal greco «ardis», punta della freccia-spina), un genere di piante parenti strettissime del carciofo. Sono piante spinose, rivestite di un verde spento, cinereo e un po’ malinconico. Eppure proprio loro, cardi e carciofi sono sempre stati famosi per curare la melanconia, o «melancolia» che è anche il nome con cui l’antica medicina chiamava la bile.
Come nel crogiuolo alchemico del Sagittario i cascami vegetali vengono scissi e ridotti ai loro fondamentali elementi minerali, così nel fegato, il nostro crogiuolo alchemico, il cibo viene sciolto nei suoi elementi nutritivi essenziali e coagulato in nuova energia vitale. In questo processo metabolico la bile gioca un ruolo essenziale ed affezioni epato-biliari possono incidere gravemente sul suo equilibrio: sull’assimilazione dei nutrienti come sull’eliminazione delle scorie. In questi casi si può avere anche un «fegato gonfio di rabbia», si può diventare «gialli dalla bile», ci si può «rodere il fegato», tutti modi di dire che suggeriscono l’idea che in qualche modo, a livello più sottile, al fegato spetti anche il metabolismo delle emozioni.
Una buona digestione, una soddisfacente attività epato-biliare favorisce certamente la possibilità che si affrontino i casi della vita «avendo fegato», che si sia ottimisti, ben disposti, gioviali; e a Giove, per l’appunto, governatore di questo segno, spetta anche, astrologicamente, il governo del fegato, della più grande ghiandola esocrina del nostro organismo, come quello dell’ipofisi, la ghiandola endocrina che sugli stessi processi metabolici esercita indirettamente importanti influenze.
La parte del carciofo che noi mangiamo è il ricettacolo del fiore e le brattee, dette anche foglie, che lo avviluppano. Le sue virtù medicinali sono però concentrate soprattutto nelle foglie caulinari, quelle inserite sullo stelo. I loro estratti svolgono una preziosa azione decongestionante, disintossicante e protettrice del fegato, regolano il flusso biliare, combattono l’eccesso di colesterolo e trigliceridi e favoriscono la diuresi.
SCHEDA SINTETICA: Carciofo (Cynara scolymus)
– Famiglia: Composite.
– Simbologia planetaria: Giove, Venere.
– Parti utili: le foglie caulinari.
– Principali costituenti: cinarina, tannini, flavonoidi, sostanze amare, sali minerali, protidi, enzimi, vitamine A, B1, C.
– Proprietà medicamentose: amaro-toniche, depurative, decongestionanti e protettrici dell’attività epatica, colagoghe e coleretiche; ipocolesterolemizzanti e diuretiche.
– Impiego terapeutico: intossicazioni e congestioni del fegato, turbe epatobiliari, eccessi di colesterolo e di trigliceridi, insufficienza pancreatica, iperazotemia e iperuricemia, pletora, gotta, artrite, ritenzione idrica.
Come si usa
– Infuso: 5/10 grammi in mezzo litro d’acqua bollente; asciare riposare per 10 minuti. Berne tre tazze al dì (è molto amaro).
– Tintura Madre: 30 gocce in mezzo bicchiere d’acqua 3 volte al dì.
Precauzioni: evitare l’uso del Carciofo in caso di occlusione delle vie biliari. In presenza di calcoli biliari la somministrazione va fatta sotto controllo medico. Evitarne l’uso durante l’allattamento poiché pare blocchi la lattazione.
(Avvertenza: le informazioni e le indicazioni di cui sopra non intendono fornire diagnosi e prescrizioni per casi specifici, nè possono sostituire la consultazione medica).
La versione completa dell’articolo è disponibile nel numero di Dicembre 2009 di Terra Nuova e nel formato ebook.