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A ciascuno il suo Natale

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Il nostro amato Natale è tutt’altra cosa in numerosi Paesi del mondo, soprattutto in quelli a minoranza cristiana. A volte ci si mette pure il clima e il Pianeta stesso a renderlo molto diverso da ciò che conosciamo.
A ciascuno il suo Natale
Basti pensare che metà del Pianeta festeggia il Natale in piena estate australe. E così, con temperature di 40 gradi all’ombra, si perde quella bella atmosfera natalizia di abeti innevati, gelide e silenti strade bianche, slitte e renne.
Ciò nonostante, in ogni angolo del Pianeta in cui si trovi una comunità cristiana il Natale viene festeggiato, più o meno apertamente.
Nella culla dell’Islam, in Arabia Saudita, il Natale non è naturalmente una festa ufficiale e i festeggiamenti dei pochissimi cristiani si svolgono in forma molto privata. Luci o addobbi non impreziosiscono le strade e i luoghi pubblici, ma si possono invece trovare nelle case private.
Nella dottrina islamica, Gesù è solo un profeta e non il Figlio di Dio e la sua nascita rappresenta l’evento straordinario di un uomo che nasce dalla vergine Maria, esempio di pietà e devozione spirituale anche per i musulmani.
Il Natale musulmano è invece il Maoled, uno dei giorni più sacri dell’Islam, festa del Profeta, compleanno di Maometto. È il dodicesimo giorno del mese lunare di rabi’ al-awwal, «il primo autunno», data variabile di anno in anno.
Anche in Cina i cristiani sono una piccolissima minoranza e festeggiano il Natale in maniera poco tradizionale. Le celebrazioni avvengono quasi esclusivamente nelle grandi città. Non esistono presepi o alberi di Natale, anche se si può trovare una sorta di Babbo Natale locale, chiamato Dun Che Lao Ren. La festa più importante per i cinesi è invece il Capodanno, che cade intorno al 28 gennaio del calendario solare. I festeggiamenti durano una settimana, con fuochi d’artificio, parate, scambi di doni e riti propiziatori che coinvolgono soprattutto i bambini, che affidano al nuovo anno i loro propositi e desideri, mettendo sotto il cuscino un sacchettino rosso.
In Giappone esiste invece un Natale ben poco religioso e molto consumistico: i giapponesi non vanno in Chiesa, non esiste un tipico menu natalizio, ma si fanno regali in abbondanza. I centri commerciali e i negozi si riempiono di Babbo Natale in quantità. I giapponesi, infatti, amano particolarmente questo vecchietto vestito di rosso, chiamato anche Santa Kurohsu, che a volte viene raffigurato con un paio di occhi anche sulla nuca. Questo si deve al fatto che esiste una divinità nipponica, Hoteiosho, che porta regali ai bambini che si sono comportati bene, e che come caratteristica ha proprio un paio di occhi sulla nuca, con i quali può controllare meglio il comportamento dei piccoli.
A differenza dei vicini giapponesi in Corea e nelle Filippine, popoli con comunità cristiane più consistenti, il lato religioso del Natale è molto più sentito. La gente va alla messa di mezzanotte, intona cori tradizionali e ha un menu natalizio. In ogni casa delle Filippine si trovano le lanterne di Natale, lampade colorate e decorate.
Anche in Indonesia gli abitanti di fede cristiana sono un’esigua minoranza. Eppure, il 25 dicembre è un giorno di grande festa, a cui partecipano anche i credenti delle altre religioni. Il giorno di Natale i musulmani vengono ospitati nelle case dei cristiani e viceversa.
In Africa, paese dalle mille etnie e dalle tante religioni, il Natale è entrato a far parte delle feste locali e viene celebrato in svariati modi, molti dei quali influenzati e impreziositi da tradizioni tribali. Sono rari alberi e presepi, mentre sono comuni addobbi coloratissimi, musica, canti, balli, processioni, parate nelle strade e pranzi natalizi a base di riso, pollo, agnello, capra e frutta di ogni tipo. In molti luoghi è infatti tradizione ritrovarsi e pranzare con la famiglia e con i vicini. Questi giorni di festa diventano anche un’occasione per andare a trovare parenti e amici che vivono in villaggi diversi e lontani. Spesso al posto dell’abete si addobbano alberi di mango.
In Egitto, che ha un calendario diverso dal nostro, il Natale viene festeggiato il 7 gennaio, ma le celebrazioni iniziano il 25 novembre, quando per 40 giorni non si mangiano più né carne né latte. Il «digiuno» termina la sera del 6 gennaio e il 7 si svolgono le celebrazioni religiose.
Questi sono solo alcuni esempi di “altri Natale”, tanto per ricordarci che siamo in tanti e non tutti uguali.
Che celebriate o no il Natale, che vi piaccia o meno, a tutti, comunque, buon Natale!
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Articolo tratto dal mensile Terra Nuova

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