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Rosa canina: un concentrato di salute

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Il mistero avvolge la fama di questo fiore, che nella storia ha raggiunto il più alto livello di simbologia. Emblema di bellezza e di amore, la Rosa è divenuta la regina dei fiori e icona della spiritualità nel mondo occidentale.
Come il Loto per l’Oriente, così per noi questa pianta ha acquisito una valenza universale. Pare che le sue proprietà curative per la pelle fossero già famose tra gli Egizi, i Sumeri e i Greci. Alcuni affreschi minoici del 1500 a. C. e quelli egizi del 300 a. C. rappresentano alcune specie di rose. Celebre nella mitologia greca, la sua acqua distillata veniva esportata dalla Persia in Cina, India e in Andalusia. Benché attualmente la parola rosa ci riporta alla mente la tipica forma della rosa rossa, è interessante notare che nell’antichità esisteva solo la Rosa canina, cioè la specie selvatica, piccola e minuta dal colore delicato; solo successivamente, attraverso una serie di incroci ed ibridazioni, siamo giunti a quella forma, di colore e bellezza quasi sfrontate, a noi più conosciuta.
È probabile che la forma a petali concentrici abbia evocato nella storia il concetto dell’Uno Cosmico, della ruota che col suo movimento eterno tutto riporta ad un centro creatore. Non è un caso che le vetrate delle cattedrali siano chiamate rosoni e che la funzione fosse stata quella di portare a contemplazione l’anima del fedele. Nel tempo vari movimenti esoterici si sono avvalsi del nome e dell’immagine della rosa, come ad esempio i Rosacroce, e addirittura la troviamo negli emblemi delle casate, «la rosa rossa dei Lancaster» e «la rosa bianca degli York».
L’origine del nome è un po’ controverso; pare che i Romani abbiano ereditato dai Greci il nome rhodon, dall’etimologia incerta, che non sembra chiaro se indicasse il colore o si riferisse all’isola di Rodhos. Mentre il nome della specie, canina, deriva proprio dalla parola cùon che significa cane. Questo piccolo fiore veniva chiamato «rosa del cane» proprio grazie alla sua azione contro la rabbia causata da morsi del cane osservata e descritta da Plinio nella sua Historia Naturalis. Successivamente sia Mattioli nel 1554, che Linneo nel 1753 riprendono questa nomenclatura invariata fino ai giorni nostri.

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