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Di che pasta siamo fatti? L’editoriale di settembre

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Come assicurarsi che la pasta che portiamo sulle nostre tavole sia di qualità e proveniente da grano italiano? È possibile. E ci sono eccellenza del nostro paese con una filiera produttiva che rispetta ambiente e salute. L’editoriale di settembre del direttore di Terra Nuova Nicholas Bawtree.
Di che pasta siamo fatti? L’editoriale di settembre

La pasta è uno dei simboli più riconoscibili della cultura italiana. Da nord a sud, ogni regione ha le sue varietà e i suoi segreti. Ma quanto sappiamo davvero della qualità della pasta che portiamo in tavola ogni giorno? In un contesto in cui il mercato globale è in continua espansione, con consumi che sono passati da 9 a 17 milioni di tonnellate annue in un solo decennio, è cruciale interrogarsi sulla qualità e sull’impatto ambientale e sociale del nostro piatto preferito.
Come ci illustra Gabriele Bindi nell’ampia inchiesta pubblicata sul numero di settembre del mensile Terra Nuova, l’Italia produce il 25% della pasta consumata nel mondo, con un fatturato globale che nel 2022 ha raggiunto i 7 miliardi di euro. Tuttavia, il grano utilizzato per questa produzione non è sempre italiano, anzi. Ogni anno importiamo circa 3 milioni di tonnellate di grano duro, principalmente dalla Russia, per soddisfare la domanda interna ed estera. Questo fenomeno evidenzia una grande contraddizione: mentre la pasta italiana è celebrata globalmente, il grano utilizzato può provenire da paesi con regolamentazioni ambientali e sanitarie molto meno rigorose delle nostre.
Il problema non è solo la provenienza del grano, ma anche la sua qualità: i grani stranieri sono spesso trattati con glifosato anche nella fase di maturazione del cereale, e la presenza di micotossine, sostanze tossiche che si sviluppano in condizioni climatiche sfavorevoli, solleva preoccupazioni sulla sicurezza alimentare. A peggiorare la situazione c’è l’importazione massiccia di grano dall’Est, che ha fatto crollare i prezzi del grano nazionale, danneggiando i nostri agricoltori. Eppure, ci sono delle eccellenze che meritano di essere menzionate e sostenute. Molti produttori italiani si impegnano nella coltivazione biologica di antiche varietà di grano duro, come il Senatore Cappelli, il Khorasan e i frumenti siciliani Timilìa, Russello e Perciasacchi. Questi grani, oltre a non richiedere l’uso di fertilizzanti ed erbicidi, offrono sapori autentici e proprietà nutrizionali superiori. La loro coltivazione e trasformazione richiede maggiori investimenti, ma il risultato è una pasta che rispetta l’ambiente e la nostra salute.
La qualità della pasta non dipende solo dagli ingredienti, ma anche dai metodi di lavorazione e dall’etica dei produttori. Scegliere una pasta biologica prodotta con grano italiano e metodi sostenibili significa non solo fare una scelta salutare, ma anche sostenere l’economia locale e promuovere pratiche agricole rispettose dell’ambiente.
La pasta di qualità non è solo una questione di gusto, ma di responsabilità. La prossima volta che acquistiamo un pacco di pasta, leggiamo l’etichetta, informiamoci sulla provenienza del grano e sui metodi di lavorazione. Scegliere consapevolmente significa contribuire a un futuro più sano e sostenibile, per noi e per il nostro Pianeta.
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