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Dodici associazioni ai ministri: «lI decreto PAC penalizza gli agricoltori virtuosi»

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Il Decreto per l’attuazione della riforma della PAC penalizza gli agricoltori più virtuosi che vogliono investire nella conservazione della natura e ignora le regole dell’Unione Europea per i processi di partecipazione nella gestione dei fondi pubblici della PAC: questo il messaggio contenuto in una missiva inviata da 12 associazioni ai Ministri dell’Agricoltura e Ambiente
Dodici associazioni ai ministri: «lI decreto PAC penalizza gli agricoltori virtuosi»

Il Decreto per l’attuazione della riforma della PAC penalizza gli agricoltori più virtuosi che vogliono investire nella conservazione della natura e ignora le regole dell’Unione Europea per i processi di partecipazione nella gestione dei fondi pubblici della PAC: questo il messaggio contenuto in una missiva inviata da 12 associazioni (AIAB, AIDA, CIWF, Essere Animali, Greenpeace, Legambiente, Lipu, ISDE, Pro Natura, Rete Semi Rurali, Terra!, WWF) ai Ministri dell’Agricoltura e dell’Ambiente, con un documento di osservazioni al Decreto Ministeriale del 28 giugno 2024 con cui si è data attuazione al Regolamento UE 2024/1468 del 14 maggio 2024 che ha modificato la Politica Agricola Comune (PAC) entrata in vigore dal gennaio 2023.
«Con queste modifiche l’Unione europea ha voluto dare una facile risposta alle proteste degli agricoltori, di fatto solo riducendo gli obiettivi di tutela della biodiversità e del clima nella PAC – scrivono le associazioni firmatarie – Nel dare attuazione a questa riforma, il Ministero ha utilizzato al massimo gli ampi margini di discrezionalità concessi, impoverendo le già scarse ambizioni ambientali del Piano Strategico Nazionale della PAC 2023-2027 (PSP), penalizzando gli agricoltori più virtuosi che intendono investire nel futuro della propria azienda privilegiando la tutela della biodiversità e della fertilità del suolo. Viene, infatti, introdotta la possibilità per le aziende di applicare la diversificazione delle colture e non la rotazione, che invece permette una salvaguardia della fertilità dei suoli, tanto da essere uno dei principi chiave dell’agricoltura biologica e agroecologica».
«Inoltre, per compensare l’eliminazione dell’obbligo del 4% di aree naturali nei seminativi, il decreto non introduce un nuovo impegno volontario per gli agricoltori per la tutela dell’ambiente e del clima (Eco-schema), come previsto dal regolamento comunitario, ma modifica l’esistente Eco-schema 5 dedicato alle misure per gli impollinatori, riducendone il potenziale poiché mantiene inalterata la dotazione finanziaria. Il Decreto Ministeriale, inoltre, riconosce agli agricoltori il pagamento compensativo ad ettaro per le aree dedicate tutela della biodiversità fino ad una superficie massima del 4%» proseguono le associazioni.
«In pratica – affermano le dodici associazioni – se un agricoltore virtuoso vuole investire una percentuale maggiore della sua superficie agricola per la creazione di siepi, boschetti, piccole zone umide o semplicemente per lasciare a riposo il suolo così da favorirne la fertilità, riceverà solo un pagamento sul primo 4% della superficie agricola impegnata».
Le dodici Associazioni hanno rilanciato «una nuova proposta di inserimento di un nuovo Eco-schema dedicato ai pagamenti per le aree agricole restituite alla natura fino al 10% dei terreni, in coerenza con l’obiettivo indicato dalle Strategie europea e nazionale per la Biodiversità 2030 ed in coerenza con l’approvazione il 17 giugno scorso del Regolamento europeo sul ripristino della natura (Nature Restoration Law) che all’art. 11 prevede impegni per la rinaturalizzazione delle aree agricole».
Le dodici Associazioni hanno inoltre evidenziato «la mancanza di coinvolgimento delle parti sociali in questo processo di modifica», mentre «sono state invece sentite (come sempre) solo alcune Associazioni agricole. Il mancato coinvolgimento di tutti i portatori d’interesse e l’assenza di informazioni sull’attuazione del PSP sono una evidente violazione delle regole dell’Unione Europea per la gestione della PAC».
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