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Appello di docenti e ricercatori dell’Università di Messina: «No alla costruzione del ponte»

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Docenti, ricercatori e personale amministrativo dell’Università di Messina hanno prendono posizione contro la costruzione del ponte sullo Stretto: «È insostenibile». E annunciano una mobilitazione che prevede anche un’assemblea pubblica sul tema.
Appello di docenti e ricercatori dell’Università di Messina: «No alla costruzione del ponte»

Docenti, ricercatori e personale amministrativo dell’Università di Messina hanno prendono posizione contro la costruzione del ponte sullo Stretto: «È insostenibile». E annunciano una mobilitazione che prevede anche un’assemblea pubblica sul tema.
Questo il testo del loro appello.
«Noi, docenti, ricercatrici e ricercatori, lettrici e lettori di lingua straniera, membri del personale tecnico amministrativo dell’Università di Messina, riteniamo necessario prendere una posizione netta contro la costruzione del Ponte sullo Stretto, un’opera insostenibile sul piano economico, ambientale, sociale, culturale, giuridico e tecnico, come è emerso dai rilievi presentati in sede di procedura di valutazione di impatto ambientale (VIA), dalle osservazioni delle maggiori associazioni ambientaliste del paese, unitamente a quelle dei comitati cittadini No-Ponte, che hanno evidenziato numerose lacune nell’attuale progetto definitivo. 
Ci poniamo in continuità con le numerose iniziative promosse dal coordinamento delle associazioni No-Ponte, dal mondo della scuola e dalle altre espressioni della società civile.
In qualità di firmatari, vogliamo avviare una mobilitazione che dall’Università si apra a tutta la comunità per stimolare una discussione e un confronto ispirati ai seguenti principi:
  1. Trasparenza dei processi decisionali pubblici
  2. Etica della condivisione e della consultazione
  3. Valorizzazione della ricerca alla luce della pluralità e dell’interconnessione dei saperi
Esiste una consolidata letteratura scientifica ma anche divulgativa e di opinione che ha registrato la negatività dell’impatto del progetto sull’area dello Stretto non solo dal punto di vista tecnico-ambientale, ma anche etico, sociale e di salute pubblica. Si pensi, ad esempio, ai danni materiali e ai disagi psicologici legati agli espropri, come anche alle gravi ricadute sul tessuto sociale e urbanistico di un cantiere stabile per oltre 10 anni. Manca tuttavia uno spazio aperto che metta a disposizione della cittadinanza i risultati di queste ricerche e le riflessioni che ne derivano, in un’ottica di trasparenza e di condivisione.
Il primo passo di questa mobilitazione è un’assemblea pubblica (data e luogo da definire). Sarà questa l’occasione per discutere del futuro del nostro territorio».
A questo link è stata aperta la raccolta di firme per aderire all’appello
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