Paolo Ermani, scrittore, agricoltore, esperto di energie rinnovabili e risparmio energetico, vive in Toscana, in un podere che coltiva e dove ha ristrutturato una casa in bioedilizia. Lo abbiamo intervistato e ci racconta la sua esperienza e le sue scelte.
Paolo spiegaci di cosa si tratta?
«È un tipo di agricoltura che non combatte la natura ma impara da lei per raggiungere il risultato di lavorare poco, utilizzare poca acqua e avere tanto raccolto. Quindi è leggera per le persone e per l’ambiente perché non fa diventare la terra un deserto chimico inquinando l’impossibile».
Alla luce di queste affermazioni cosa pensi delle recenti proteste degli agricoltori?
«Molte delle proteste di cui si è sentito parlare sono legate alla logica del profitto che si basa sul concetto che il cibo è una merce. Finché lo si continuerà a ritenere tale, non si fermeranno lo sfruttamento e il danno a persone e ambiente. La strada non può essere quella di ottenere più chimica, più combustibili fossili, più Ogm, meno tutela ambientale. Dobbiamo smetterla di ingrassare ulteriormente le multinazionali dell’agrobusiness e dei combustibili fossili. La nuova storia è l’agricoltura leggera che indica che chiunque, nessuno escluso, può coltivare facilmente avendo molti vantaggi: risparmio economico, indipendenza, maggiore contatto con la natura quindi con la vita, utilizzo del tempo in maniera sensata, cibo di qualità e sano, controllo di quello che si mangia, tutela ambientale e delle prossime generazioni. L’agricoltura leggera ribalta completamente i dogmi ai quali siamo abituati: infatti il primo passo è l’autosufficienza, il secondo lo scambio delle eccedenze e il terzo, quindi ultimo, l’eventuale vendita.
Ma non tutti oggi hanno terra per coltivare o tempo per farlo.
Eppure pressoché ovunque c’è terra coltivabile, così tanta che in Italia ci sono infiniti appezzamenti in abbandono che con poco si potrebbero anche affittare o avere in comodato d’uso. Per l’autoproduzione di molti alimenti non servono ettari, bastano poche centinaia di metri e con il sistema degli orti autoirriganti si può coltivare anche in città o addirittura dove non c’è terra. Nella logica dell’agricoltura leggera poi si impegna poco tempo a coltivare e il guadagno che ne deriva, grazie al risparmio economico, è maggiore del tempo che si utilizza per guadagnare soldi e comprarsi il cibo. Senza contare poi il tempo che ci vuole e i soldi di carburante che occorrono per andare per esempio al supermercato. Se poi si coltiva anche insieme ad altri in orti collettivi, i costi e il tempo dedicato diminuiscono ulteriormente».
Da molti anni hai fatto la scelta di vivere in campagna, coltivare il tuo terreno e autoprodurti gran parte degli alimenti che consumi. Peraltro con un’abitazione autosufficiente dal punto di vista energetico e ristrutturata con materiali di bioedilizia. Quando hai preso questa decisione e con quali motivazioni?
«Da quando sono andato via dalla casa dei miei genitori, ho abitato sempre in campagna e ho lavorato e visitato posti dove si facevano orti, quindi ho osservato e messo in pratica diverse metodologie; la loro combinazione ha portato agli ottimi risultati attuali. La motivazione è semplice: vivere vicino alla natura è una delle due cose più belle che un essere umano possa desiderare, l’altra è condividere la vita con i propri simili».
Oggi su cosa puoi contare che arriva dal tuo terreno? E con quali tecniche hai approcciato la produzione agricola?
«Posso contare sulla quasi totalità di ortaggi e parte della frutta che consumo perché il frutteto che ho piantato è relativamente giovane, il che non mangiando carne vuol dire la maggioranza del cibo. Attraverso un approccio in permacultura, sperimento una combinazione di food forest e orti autoirriganti integrati con altre metodologie varie di orticolture alternative a quelle tradizionali. Basta comunque prendere esempio dalla natura che è una scoperta costante e dalla quale non si finisce mai di imparare. La stessa biodiversità ci insegna che più i sistemi si integrano e collaborano e migliori sono i risultati. E questo vale anche per le persone che invece di competere dovrebbero collaborare».
Quanto ritieni faccia la differenza abitare in una casa ecologica, fuori dalle grandi città e poter contare sulla propria produzione di cibo?
«Una grande differenza e l’abbiamo visto più volte in situazioni che sono state definite di emergenza: basta una qualsiasi crisi e sei spacciato, in balia di supermercati e rubinetti energetici che non sono certo nella nostra disponibilità e controllo».
Oggi ci troviamo in una situazione in cui sempre più persone iniziano a pensare che una scelta come la tua possa essere una delle strade per uscire dall’impasse. Che messaggio di incoraggiamento ti sentiresti di dare a queste persone?
«Credete in voi stessi e negli altri, mettetevi insieme e costruite progetti di ecovicinato, andate a conoscere i vari progetti simili a quelli che volete realizzare, formatevi adeguatamente e poi mettete in pratica. Non vi scoraggiate delle difficoltà perché fanno parte dell’esistenza e soprattutto trovate soluzioni, non solo problemi».
PER APPROFONDIRE
La soluzione per coltivare praticamente ovunque utilizzando pochissima acqua e senza fare fatica? Gli orti autoirriganti!
Un metodo rivoluzionario che, con una modalità di realizzazione semplice e low-tech, permette di ottenere rese abbondanti di numerosissime colture, in città e campagna, sui balconi, negli orti urbani e non, nelle aiuole e persino nelle zone aride, anche laddove lo spazio a disposizione è molto limitato.
E con un impegno lavorativo davvero ridotto al minimo.
In questo libro Alessandro Ronca e Paolo Ermani guidano il lettore nella comprensione dell’importanza di questa soluzione, ora più che mai attuale con i problemi di siccità che viviamo; e spiegano, punto per punto, come progettare e autocostruire bancali, cassoni e vasi autoirriganti, all’interno di una nuova concezione di agricoltura leggera per le persone e l’ambiente.