A Torino, città in cui dal 28 al 30 aprile si tiene il G7 Clima, Energia e Ambiente, ReCommon porterà Juan Mancias, portavoce dei nativi americani Carrizo Comecrudo. La comunità si trova nel territorio texano al confine con il Messico, la Rio Grande Valley, dove sta per sorgere un mega-terminal per il gas naturale liquefatto. Mancias, a nome della sua comunità, porta un grande No al progetto.
Torino è la città in cui, dal 28 al 30 aprile, si tiene il
G7 Clima, Energia e Ambiente. «Ma è anche la città di
Intesa Sanpaolo, la prima banca italiana sia in termini di capitalizzazione che di sostegno ai combustibili fossili» stigmatizza l’organizzazione ReCommon in una nota che annuncia una mobilitazione in questi giorni.
«Porteremo nel capoluogo piemontese un ospite che arriva da lontano, ma che ha un messaggio molto chiaro per i ministri del G7 e i vertici di Intesa Sanpaolo:
basta estrarre gas e basta finanziamenti alle infrastrutture che servono per lo sfruttamento del gas – scrive il collettivo di ReCommon –
Il nostro ospite si chiama
Juan Mancias ed è il portavoce dei
nativi americani Carrizo Comecrudo. La comunità si trova nel territorio texano al confine con il Messico, la Rio Grande Valley,
dove sta per sorgere l’ennesimo mega-terminal per il gas naturale liquefatto, Rio Grande LNG, che ha già ricevuto un finanziamento record di
1,08 miliardi di dollari da Intesa Sanpaolo. Nei pressi dell’ipotetico sito di costruzione di Rio Grande LNG si trova anche la base spaziale SpaceX di Elon Musk, elemento che pone dubbi sulla sicurezza, oltre che sui sicuri impatti socio-ambientali legati alla realizzazione dell’opera».
«Insomma, un territorio destinato a divenire l’ennesima zona di sacrificio in nome del mantra estrattivista – proseguono da ReCommon –
Juan Mancias interverrà negli incontri organizzati dalla società civile nei giorni del G7. Farà sentire la sua voce chiedendo conto anche a Intesa Sanpaolo del suo operato. Chissà se la banca fossile italiana numero uno risponderà, magari incontrandolo, come gli abbiamo chiesto di fare – prosegue ReCommon – Per il momento Intesa Sanpaolo non sembra molto intenzionata a parlare:
non risponde a noi quando gli chiediamo conto dei suoi investimenti fossili e nemmeno alle comunità impattate o alle
centinaia di persone che le scrivono per dissuaderla dal sostenere i progetti estrattivi in Mozambico, dove è in corso un sanguinoso conflitto. Ma non è una vera e propria risposta nemmeno quella che l’istituto di credito torinese ha dato a un gruppo di investitori che domandavano una policy ambientale più efficace. Un impegno blandissimo, che chissà se verrà mai rispettato».
Foto: ReCommon
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