Dal 15 al 17 aprile e ancora il 22 aprile approda nei cinema italiani “La canzone della Terra”, il film della regista norvegese Margreth Olin, prodotto da Wim Wenders.
La Canzone della Terra è una maestosa sinfonia per il grande schermo. Il padre della regista fa da guida attraverso le più suggestive vallate norvegesi, dov’è cresciuto e dove più generazioni si sono susseguite vivendo a stretto contatto con la natura, per sopravvivere. I suoni della terra si armonizzano alla perfezione creando una sinfonia unica che accompagna questo viaggio mozzafiato nel paesaggio e nella memoria.
Olin ritorna nella valle di Oldedalen nella parte occidentale della Norvegia. Il suo obiettivo è trascorrere un po’ di tempo con suo padre, 84 anni, mentre la figura della madre rimane più sullo sfondo. La regista trascorre un anno intero seguendo le orme dei genitori e la loro storia d’amore e di vita, trovando nella successione delle stagioni la struttura per il suo documentario.
I metri di ghiacciaio che si ritirano anno dopo anno ci danno la misura dell’inesorabile scorrere del tempo, oltre che dell’agonia del paesaggio naturale soffocato dalla presenza umana. Solo il cinema e la letteratura possono raccogliere e custodire la memoria di chi ha vissuto un rapporto più armonico e corretto con l’ambiente che ci ospita: è questo il grande monito e insieme la grande affabulazione del film della regista Margreth Olin. Visivamente ipnotico, il suo sguardo porta a osservare – e non solo ad ascoltare – la melodia della terra, una canzone in cui la bellezza della musica (il meraviglioso, stordente paesaggio del grande nord) si sposa a parole di dolore e denuncia. Non a caso, uno dei riferimenti del film è la poesia di Walt Whitman. La Canzone della Terra può ricordare anche un brano di Bob Dylan o Neil Young, autori che sanno avvolgere di meraviglia musicale la narrazione dell’orrore di un mondo ingiusto e suicida.
Selezionato dalla Norvegia come miglior lungometraggio internazionale agli Academy Awards del 2024, il film è una poesia sinfonica e una meditazione sul rapporto dell’uomo con la natura e sul legame genitori-figli. Un documentario epico e maestoso, che tramite la fotografia, la colonna sonora e il sound design coinvolge e trascina in un altrove spazio-temporale. Da sottolineare l’apporto tecnico-artistico del direttore della fotografia Lars Erlend Tubaas Øymo, coadiuvato da numerosi fotografi naturalisti accreditati e droni. Il cast tecnico vanta Liv Ullmann e Wim Wenders tra i produttori esecutivi.
«Mio padre è un sognatore. Nella sua valle, possiamo osservare quanto il cambiamento climatico stia intaccando la natura – spiega la regista – In 25 anni, gli estremi del ghiacciaio si sono ritirati di circa 800 metri. Mio padre ci porta in montagna, sul ghiacciaio, nella foresta, a stretto contatto con la fauna che abita questi spazi incontaminati. La natura prende il sopravvento, e riusciamo davvero a comprendere cosa ha provato lui per anni durante le innumerevoli escursioni in montagna. Seguiamo la valle di Oldedalen per oltre un anno. La primavera mite simboleggia l’infanzia di mio padre, la dolcezza dell’estate invece, la sua giovinezza, le tempeste dell’autunno la sua vita adulta e la quiete dell’inverno la sua vecchiaia. Il ciclo inizia e finisce in primavera».
«Concludo il film con un appello di speranza: il momento in cui mio padre pianta un nuovo seme accanto all’albero che suo nonno depose 130 anni prima».
Margreth Olin (1970) è una regista e produttrice che ha già conquistato un vasto pubblico cinematografico in Norvegia. Ha realizzato 13 film, che hanno ricevuto il plauso della critica; ha partecipato a numerosi festival all’estero e vinto numerosi premi sia norvegesi che internazionali. Margreth ha posto il focus dei suoi film su argomenti di spicco. Ha ricevuto 26 premi personali onorari per il suo impegno e la sua attenzione per i diritti umani. Tra i suoi lavori, ricordiamo The House of Angels (Yamagata 1999), My Mody (Tribeca 2002), Raw Youth (2004) nominato agli EFA, The Angel (TIFF 2010), Nowhere Home (IDFA 2012), Cathedrals of Culture, The Oslo Opera House (Berlinale 2013). Olin è stata una dei 6 registi coinvolti nella serie Cattedrali della cultura di Wim Wenders, insieme a lui e a Robert Redford. Il suo film Doing Good (2016) è il secondo documentario con il maggior incasso di sempre in Norvegia. Il suo ultimo film Self Portrait (DOC NYC 2016) ha vinto sette premi a livello internazionale. Olin è una delle vincitrici del Chicken & Egg Award 2022 e dell’Anders Jahre Culture Award 2022, il più grande premio onorario norvegese per l’eccezionale impegno culturale. Nel 2023 Songs of Earth è stato scelto come rappresentante della Norvegia per gli Oscar 2024.
Sono 58 le associazioni che hanno sottoscritto, insieme ad alcuni pediatri, un appello per chiedere il divieto nazionale e globale per i PFAS. L’appello è stato inviato ai presidenti della Repubblica e del Consiglio e ai ministri della salute e dell’ambiente.
Il Consiglio regionale della Liguria ha bocciato il trasferimento a Vado Ligure del rigassificatore di Piombino. Ora politici, movimenti e cittadini attendono le decisioni successive che verranno assunte.
Il Forever Pollution Project ha calcolato il costo della decontaminazione dell’Europa se non si interviene per contrastare le emissioni di PFAS: la cifra è di oltre 100 miliardi di euro all’anno e di ben 2.000 miliardi di euro in vent’anni.
La Thailandia ha vietato l’importazione di rifiuti di plastica per contrastare l’aggravamento dell’inquinamento dovuto a questo materiale. Lo scrive il quotidiano britannico The Guardian.
Se sei abbonato/a alla rivista Terra Nuova, effettua il log-in con le credenziali del tuo account su www.terranuovalibri.it per accedere ai tuoi contenuti riservati.
Se vuoi creare un account gratuito o sottoscrivere un abbonamento, vai su www.terranuovalibri.it.
Subito per te offerte e vantaggi esclusivi per il tuo sostegno all'informazione indipendente!