Ex GKN, successo per la campagna di azionariato popolare
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All’ex GKN di Campi Bisenzio, fabbrica che la proprietà vuole chiudere già da anni licenziando i dipendenti, il collettivo operaio che si è costituito sta portando avanti un’assemblea permanente nello stabilimento e vuole far ripartire la produzione “dal basso”. Per farlo ha lanciato anche una campagna di azionariato popolare che sta avendo un grandissimo riscontro.
Il collettivo operaio ha costituito la cooperativa Gff che ha emesso un pacchetto “solidale” di un milione di azioni, facendo partire la prima tappa dell’azionariato popolare, costituita dalla campagna “100 per 10.000”. Si tratta di un milione di euro di azioni chiamato appunto “pacchetto solidale”, rivolto a cittadine e cittadini, associazioni, movimenti, lavoratrici e lavoratori, delegate e delegati sindacali, solidali, che diventano così parte dell’assemblea della cooperativa, esercitando un controllo sociale sul processo di reindustrializzazione. Abbiamo intervistato la RSU dell’ex GKN.
La campagna di azionariato popolare che avete avviato come GFF ha quasi centrato l’obiettivo che vi siete dati. Cos’è dunque la GFF e perché è stata costituita?
«Quando ci è sembrato abbastanza evidente che l’imprenditore che ha rilevato la ex GKN dal fondo di investimento Melrose, non aveva un vero e proprio piano industriale, abbiamo iniziato a progettare noi la reindustrializzazione della nostra fabbrica, con progetti di riconversione ecologica della produzione, attraverso il recupero cooperativistico di impresa. Per questo abbiamo fondato la cooperativa e l’abbiamo chiamata GFF. Una sigla ripresa da Fff (Fridays for future) – in sintonia con il movimento climatico internazionale – e che allude a Gkn for future. Ma potrebbe essere anche tranquillamente Gkn Fabbrica di Firenze, in riferimento alla forte integrazione con la lotta del territorio».
Quali gli obiettivi della campagna di azionariato popolare e in che modo sarà utile alla battaglia che state portando avanti?
«Secondo la legge, i soci lavoratori controllano almeno i due terzi dell’assemblea che decide il futuro della cooperativa. Poi esiste un terzo che può essere determinato dai soci finanziatori, gli azionisti popolari. Il controllo operaio dal basso è fondamentale, ma vogliamo che in questa “avventura” siano con noi e insieme a noi tutte e tutti coloro che in questi tre anni hanno difeso la fabbrica. L’assemblea della cooperativa dovrà contenere tutte le istanze sociali che si sono strette attorno alla nostra lotta, fondamentalmente perché sono tutte interconnesse: non si può parlare di soluzioni alla crisi dell’automotive senza considerare l’urgente necessità di una vera transizione verde, solo per fare un esempio. Per questo un anno fa abbiamo lanciato l’azionariato popolare, ponendoci l’obiettivo di un milione di euro di azioni che arrivino dalla nostra famiglia allargata. Abbiamo superato i 900mila euro. La campagna si chiude il 30 settembre ed è fondamentale per la nostra lotta: finora abbiamo resistito insieme, abbiamo difeso insieme la fabbrica e il territorio. E insieme dovremo progettarne il futuro».
A che punto è la battaglia del collettivo ex GKN e quali sono gli ostacoli che ancora incontrate e che vi siete preposti di superare?
«Il Collettivo di Fabbrica è una realtà fluida, dove si riuniscono i lavoratori più attivi nella vertenza. La battaglia dei lavoratori si svolge attraverso un congiunto di strumenti il collettivo, le organizzazioni sindacali, la rappresentanza sindacale. La nostra principale rivendicazione sindacale in questo momento riguarda il pagamento degli stipendi che non vengono pagati dal primo gennaio, nonostante diverse sentenze abbiano imposto all’azienda di pagare quanto dovuto. Gli ostacoli alla fabbrica socialmente integrata sono fondamentalmente due: una proprietà che non è disposta a trattare sul recupero cooperativistico d’impresa, probabilmente per fini speculativi sull’area, e la disponibilità dello stabilimento che, in ogni caso, non potrebbe essere rilevato dalla nascente cooperativa. Siamo in attesa di risposte istituzionali su questi due punti: il commissariamento dell’azienda da parte del governo e l’approvazione di una legge regionale sui consorzi di sviluppo industriale per la riconversione ecologica delle imprese. Ci siamo lasciati a fine luglio con la richiesta della Regione per il commissariamento e la legge regionale in commissione, ma non abbiamo ancora risposte e non c’è più tempo».
Contate su una “base” popolare per riscattare fabbrica e produzione: quali sono le forme e i termini giuridici all’interno dei quali vi muovete per realizzare i vostri obiettivi e quale importanza può avere l’esempio e il precedente che state creando con la vostra attività?
«Abbiamo proposto una legge regionale che combina tre filoni legislativi: i consorzi pubblici, la legge Marcora e le legge toscana sulla salvaguardia del territorio (Marson). I consorzi pubblici regionali esistono addirittura dagli anni 40 e sono strumento di intervento pubblico per industrializzare aree dismesse. La legge Marcora stabilisce le modalità per il recupero cooperativistico di impresa. Le statistiche dicono che imprese di questo tipo sono più longeve e garantiscono in rapido rientro per l’erario dell’investimento statale, sicuramente più utile e redditizio di ammortizzatori sociali dati senza piani industriali, i quali magari alla fine servono solo a “bollire” a fuoco lento le aziende portandole a chiusura. Le leggi sull’urbanistica sostengono, banalmente, che un territorio non sono solo i suoi paesaggi ma anche le sue competenze e tradizioni .Gkn può essere un precedente negativo o positivo, sta a noi trovare nuovi strumenti di lotta per farlo diventare un esempio virtuoso per caso simili, che purtroppo, in questa epoca di crisi non sono pochi».
Prossimi passi?
«Abbiamo in programma tantissimi eventi a Firenze e in tutta Italia per la chiusura dell’azionariato popolare il 30 settembre. Poi rilanciamo con una tre giorni a inizio ottobre: 11 ottobre lo sciopero globale per il clima, il 12 gli stati generali della giustizia climatica e sociale e il 13 ottobre la prima assemblea nazionale e internazionale dell’azionariato popolare».
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