A Terra Madre 300.000 persone per «il cibo sano, buono e giusto»
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Nei cinque giorni di Terra Madre Salone del Gusto a Torino oltre 300 mila persone, sold out 250 conferenze con 700 relatori dall’Italia e dall’estero, 5000 visitatori solo nel percorso dell’Orto Slow Food. Terra Nuova era presente con i suoi autori.
«Cinque giorni fa, quando sono arrivata a Terra Madre, ero convinta di voler fare la maestra d’asilo. L’altro ieri, alla fine della giornata, ho detto a mamma che questa è la prima volta che vedo il nostro prodotto apprezzato: le persone sono curiose di sapere come coltiviamo e trasformiamo ciò che vendiamo. Su questo non avevo mai riflettuto, ma dà così tanta soddisfazione che mi ha fatto pensare che, un giorno, l’azienda potrebbe diventare mia. Magari un agriasilo!». Alice è giovanissima: la mattina va a scuola, al pomeriggio raggiunge il laboratorio dove aiuta a invasettare ed etichettare le creme e le composte di cipolle di Alife, Presidio Slow Food dell’alto Casertano. Sua mamma, Antonietta Melillo, è la referente dei produttori e la persona che, una dozzina di anni fa, ha recuperato i semi dagli anziani del borgo e ha ripreso a coltivare una varietà pressoché scomparsa. «Non si aspettava di sentire quelle mie parole – racconta, gli occhi gonfi di emozione – Terra Madre mi ha aperto un mondo. Pensavo che tutto si fermasse alla cipolla: coltivata, trasformata, venduta. Mamma dà tutta se stessa per le cipolle. Per anni l’ho vista tornare a casa così stanca da non aver la forza di parlare: adesso sto capendo che dietro a tutto questo c’è un valore. E non solo per noi».
Quella di Alice è una delle numerose storie di giovani che il pubblico ha potuto ascoltare a Terra Madre, la manifestazione internazionale dedicata alle politiche agricole e a chi nel mondo produce cibo buono, pulito, giusto e sano. Organizzata da Slow Food, Regione Piemonte e Città di Torino, in cinque giorni, dal 26 al 30 settembre, ha coinvolto oltre 300 mila persone al Parco Dora di Torino.
Le parole di Carlo Petrini
«Vorrei che questa edizione di Terra Madre fosse dedicata a due amici, due delegati che erano qua con noi nel 2022: Dror Or, produttore di formaggi israeliano, e Bilal Saleh, produttore di olio palestinese della Cisgiordania. Il 7 ottobre, i terroristi hanno sequestrato Dror e i figli e ucciso la moglie. Dopo qualche mese lui è stato trovato morto, mentre i bambini fortunatamente sono in salvo. Saleh è stato ucciso il 30 ottobre mentre si trovava nell’oliveto, freddato da un colono che gli ha sparato dal villaggio vicino. Terra Madre è un luogo di pace, perché a Torino arrivano persone da tutto il mondo per dialogare. Senza dialogo, senza ascolto, senza rispetto per la diversità non esiste pace». Lo ha detto Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, chiudendo la quindicesima edizione di Terra Madre.
«Il futuro è qui, oggi, perché a Terra Madre è protagonista un’agricoltura che si occupa dei prossimi secoli, non soltanto dei prossimi mesi – ha affermato Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia – Migliaia di donne e uomini, contadine, allevatori, pescatori che hanno testimoniato modelli altri, modelli agroecologici che tutelano la biodiversità e sanciscono la necessità della sovranità alimentare. Modelli in grado di garantirci un progresso che intreccia indissolubilmente il benessere umano, con quello animale, con gli ecosistemi».
Dalla periferia al centro
Boschi e aree interne, pastorizia e apicoltura, sono alcuni dei temi che sono stati al centro dell’evento. «Visti come marginali, questi luoghi (oltre il 70% del territorio italiano) e questi mestieri rappresentano in realtà una prospettiva concreta, un paradigma economico e sociale basato sull’accoglienza e la cooperazione. Luoghi dove si pratica l’agroecologia, un approccio alla produzione che tutela e rigenera la biodiversità, i suoli e le acque, in cui gli esseri umani sono parte della natura» spiegano dall’organizzazione.
«La moltitudine di Terra Madre si è ritrovata per affermare con forza che il futuro è qui, in un sistema alimentare che non depreda e inquina la natura, ma la rispetta, che non genera iniquità e sfruttamento, ma promuove condivisione e giustizia. Una rivoluzione gentile, culturale e colturale, che parte dal basso, affermando a gran voce che un cibo buono, pulito e giusto per tutte e per tutti è possibile. È una questione di scelte: della politica, delle istituzioni, ma anche di ognuno di noi – dicono ancora i promotori – I 3000 delegati arrivati a Terra Madre da 120 Paesi nei prossimi mesi condivideranno questo senso di fiducia verso l’umanità e il futuro, riunendosi negli eventi che la rete sta già organizzando in tutti i continenti, dall’Asia al Nord America fino in Europa».
L’esempio dei giovani
A Torino si sono celebrati anche i 20 anni degli Orti Slow Food a scuola. «Fare l’orto è stato determinante nella costruzione della mia autostima» ha raccontato Simone Diana, 23 anni di Moncalieri (Torino) ricordando la sua esperienza di bambino, come elemento fondamentale per la crescita personale. «È stata una delle esperienze più belle della mia vita» ha raccontato Jacopo Febi, 19 anni di Livorno: «Da bambini era soprattutto un momento divertente, ma oggi riflettiamo su ciò che abbiamo imparato anni fa e ne traiamo insegnamento».
Olimpia Maesano, attivista della rete giovani di Slow Food, è impegnata su diversi fronti nel suo territorio. Con la rete Slow Grains ha contribuito a far conoscere nove pani dell’Aspromonte, tra cui il pane di Pellegrina, che viene prodotto solo da donne, comunità molto forte nata grazie ai forni comunitari e che permette di preservare 12 ettari di grani tradizionali. A Torino, Olimpia ha presentato alcune delle buone pratiche territoriali scovate e segnalate dai 150 giovani da tutta Italia che si sono riuniti lo scorso maggio a Roma, all’Anteprima Terra Madre per condividere un’idea nuova di futuro.
Tra i tanti giovani protagonisti di questi giorni a Parco Dora c’era anche Ernesto Salizzoni, giovanissimo cuoco dell’Alleanza Slow Food: «È stato bello rivedere gli altri ragazzi della rete giovani di Slow Food» ha detto.