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Il biologico è scomodo? Le norme che lo attaccano

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Le associazioni del biologico lanciano l’allarme per una serie di norme che paiono proprio avere l’obiettivo di colpire il settore, che in Italia è in crescita e sta conquistando la fiducia dei consumatori e del mercato.

Il biologico è scomodo? Le norme che lo attaccano

Le associazioni del biologico lanciano l’allarme per una serie di norme che paiono proprio avere l’obiettivo di colpire il settore, che in Italia è in crescita e sta conquistando la fiducia dei consumatori e del mercato. Pur tra mille difficoltà, con il 19,8% di superficie agricola certificata in agricoltura biologica l’Italia è ormai vicina all’obiettivo del 25% entro il 2030, fissato dalle Strategie europee Farm to Fork e Biodiversità. Ma ora l’impianto normativo sta diventando sempre più penalizzante.

Quello che lancia Aiab, l’Associazione Italiana Agricoltura Biologica, è un grido di allarme per tutto il settore del biologico «che sta vivendo una grande delegittimazione da parte della politica» afferma Giuseppe Romano, presidente di Aiab.

«Le norme relative al settore approvate negli ultimi anni mortificano l’agricoltore biologico e lo identificano come soggetto fraudolento che deve difendersi dalle accuse anche quando è vittima di contaminazioni accidentali e tecnicamente inevitabili. Questa è la ciliegina su una torta piuttosto indigesta che sta mettendo il biologico italiano in una situazione di enorme svantaggio rispetto a tutte le altre produzioni convenzionali che invece possono tranquillamente utilizzare fitosanitari e inquinare l’ambiente senza correre alcun rischio» dice Romano. 

Aiab sottolinea anche un passaggio dell’articolo 13 della Legge 9 marzo 2022 n. 23 relativo all’istituzione dei biodistretti e distretti biologici che, al comma 2, recita: «i distretti biologici si caratterizzano, altresì, per il limitato uso dei prodotti fitosanitari al loro interno. (…) Gli agricoltori convenzionali adottano le pratiche necessarie per impedire l’inquinamento accidentale delle coltivazioni biologiche». «Questa norma – spiega Romano – se correttamente applicata e controllata, rappresenta una disposizione fondamentale innovativa e finalmente di tutela dell’agricoltore biologico e del cittadino perché potrebbe effettivamente ridurre in modo significativo i problemi legati alle contaminazioni accidentali che mettono a rischio l’agricoltura biologica. Le organizzazioni del biologico dovrebbero unirsi per richiederne una rigorosa applicazione». Aiab ha proposto al Ministero dell’Agricoltura un confronto tecnico per affrontare il tema dell’impianto normativo che penalizza il settore. 

«È diventato evidente come questa crescita dell’agricoltura senza pesticidi e fertilizzanti chimici di sintesi stia dando fastidio a molti. Quello che più sorprende è che i bastoni nelle ruote del biologico vengono messi dal Ministero dell’Agricoltura, che avrebbe invece il compito di favorire la crescita del modello di agricoltura più sostenibile – spiegano anche dal Wwf – Il Ministero sta discutendo una proposta di Decreto sulla “non conformità” dei prodotti biologici che contiene una “presunzione di colpevolezza” per tutti gli agricoltori biologici. Il Decreto, nella versione che da settimane circola tra gli addetti ai lavori, obbliga i soli agricoltori che non utilizzano sostanze chimiche di sintesi a dimostrare la non contaminazione accidentale da pesticidi dei propri prodotti. Una richiesta quanto meno bizzarra: la contaminazione accidentale, lo ricordiamo, è involontaria e causata da fattori esterni. Inoltre è comunque al di sotto del livello consentito ed è ritenuta inevitabile. Quella in discussione sarebbe quindi una vera norma capestro che rischia di allontanare molti agricoltori dall’agricoltura biologica e che infatti non si applica in nessuno dei 27 Stati membri della Unione Europea e non è prevista per chi non rinuncia all’uso delle sostanze chimiche di sintesi».

«Il provvedimento del Ministero dell’Agricoltura ignora, volutamente, che il rischio di una contaminazione accidentale dei terreni coltivati in biologico è oggi molto elevato e certamente non per responsabilità degli agricoltori che non utilizzano pesticidi chimici di sintesi che a volte sono “circondati” da produttori che utilizzano pesticidi – prosegue il Wwf – Invece di penalizzarli, il Ministero dovrebbe aiutare gli agricoltori biologici nella prevenzione della contaminazione ambientale causata dai trattamenti con pesticidi nei terreni confinanti. Il Piano di Azione per l’uso sostenibile dei pesticidi, che nel nostro Paese è scaduto dal 2019 e non viene rinnovato, nella bozza finora circolata non garantisce distanze di sicurezza adeguate e norme per la prevenzione della contaminazione accidentale. Inoltre, rimane ad oggi non attuato l’articolo 13, comma 2, della Legge n. 23/2022 sull’agricoltura biologica che prevede espressamente che nei territori dei Distretti biologici debbano essere gli agricoltori convenzionali ad adottare le pratiche necessarie per impedire l’inquinamento accidentale delle coltivazioni biologiche». Il Wwf ritiene necessario modificare il testo del Decreto, «inoltre, i Ministri competenti dell’Agricoltura, dell’Ambiente e della Salute devono adottare il nuovo Piano di Azione Pesticidi con norme chiare per la tutela dalla contaminazione accidentale delle coltivazioni biologiche e delle persone residenti nelle aree rurali» prosegue l’associazione.

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