Viticoltori biologici multati per aver usato… troppo poco rame
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Di recente ad alcuni viticoltori biologici sono arrivate multe per aver usato… troppo poco rame, cioè per essere rimasti al di sotto dei limiti minimi. Lo fa sapere Aiab, che ha scritto al Ministro dell’Agricoltura opponendosi anche all’autorizzazione in agricoltura e viticoltura biologica del fosfonato di potassio.
Di recente ad alcuni viticoltori biologici sono arrivate multe per aver usato… troppo poco rame, cioè per essere rimasti al di sotto dei limiti minimi. Lo fa sapere Aiab, che ha scritto al Ministro dell’Agricoltura opponendosi anche all’autorizzazione in agricoltura e viticoltura biologica del fosfonato di potassio. L’Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica aveva già espresso la propria opposizione in una lettera inviata agli europarlamentari delle Commissioni Agricoltura e Ambiente.
«Il fosfonato di potassio – scrive AIAB – è una molecola di sintesi non presente in natura, non è in linea con i principi dell’agricoltura biologica e avrebbe un impatto devastante sul mercato. La ricerca ha evidenziato che i residui persistono nelle coltivazioni arboree per anni con un elevato rischio per l’ambiente e per l’immagine dell’agricoltura biologica. I viticoltori biologici italiani e i tecnici si sono impegnati per gestire le colture esclusivamente con prodotti ammessi in bio e quindi senza fosfonato di potassio. Consentirne l’uso sarebbe un grave passo indietro e non riconoscerebbe l’impegno di tanti viticoltori biologici per il progressivo miglioramento delle strategie agronomiche e di difesa».
«In Italia abbiamo il 22% dei vigneti coltivati con metodo biologico – prosegue Aiab – L’immagine dei nostri vini bio è molto alta. Sono primati da rivendicare in Europa e sarebbe miope non persistere sulla strada intrapresa, cedendo a richieste di soggetti che sottovalutano l’impatto devastante dell’autorizzazione del fosfonato in Paesi ad alta vocazione viticola bio come il nostro. Ammettere il fosfonato di potassio in biologico confonderebbe e scoraggerebbe piuttosto che premiare e stimolare gli agricoltori biologici più innovativi e impegnati. In base alla nostra esperienza, in un contesto di cambiamento climatico, gli agricoltori biologici non stanno ottenendo risultati peggiori di quelli convenzionali, perché sono più abili ed esperti nell’uso dei modelli previsionali e adottano strategie specifiche di protezione, anche in condizioni di elevata pressione dei patogeni. Alcuni di loro sono stati un “caso di studio” per successo ottenuto, basato principalmente sull’ “approccio fitosanitario” con una visione sistemica».
Secondo AIAB «gli europarlamentari italiani devono avere contezza dello stato dell’arte e per promuovere percorsi virtuosi attuati nell’ultimo decennio in viticoltura biologica piuttosto che autorizzare i “vecchi” fosfonati o investire nelle “nuove” varietà NGT resistenti».
Riguardo al rame, «il paradosso tutto italiano è che i viticoltori biologici più bravi, quelli che hanno investito in tecnologia, attrezzatura e conoscenza, nell’encomiabile tentativo di utilizzare il minor quantitativo di rame, si scontrano con le prescrizioni relative ai dosaggi minimi, e vengono multati per aver utilizzato “troppo poco rame nei trattamenti” – prosegue Aiab – La norma che chiede alla ditte produttrici di mezzi tecnici di riportare in etichetta non solo i dosaggi massimi ammessi ma anche quelli minimi esiste solo in Italia, gli altri Paesi europei non l’hanno ritenuta necessaria. La finalità della definizione del dosaggio minimo, nei fitofarmaci, ha un senso solo nel caso in cui i prodotti in oggetto possano indurre fenomeni di resistenza se sottodosati, ovvero prodotti con un meccanismo d’azione multisito (sistemici o citotropici), tuttavia questo non è il caso di prodotti monosito che agiscono solo per contatto, quali rame e zolfo, come ampiamento confermato dalla ricerca e saldamente sostenuto dal Fungicide Action Committee».
Per questo AIAB «chiede al ministro di eliminare questa misura e di farlo prima dell’inizio della stagione vegetativa (aprile), in modo da permettere ai viticoltori una corretta programmazione ed eliminare i rischi di essere ingiustamente penalizzati (nei confronti dei colleghi degli altri Stati Membri) e addirittura sanzionati».
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LETTURE UTILI
La deregolamentazione di un’ondata di nuovi Ogm in Europa può cambiare per sempre l’agricoltura e il cibo che mangiamo.
Finora gli obblighi di tracciabilità, etichettatura e valutazione del rischio secondo il principio di precauzione avevano evitato a Italia ed Europa l’invasione di coltivazioni figlie dell’ingegneria genetica e del cibo creato in laboratorio. Ora però la Commissione Europea sta cancellando ogni vincolo per le cosiddette New Genomic Techniques (NGT), ribattezzate in Italia Tecniche di Evoluzione Assistita (TEA), compresa la possibilità per gli Stati di vietarle sul loro territorio. In questo libro si intrecciano storia della biologia, inchiesta giornalistica e testimonianze dai movimenti, per raccontare gli enormi interessi e le relazioni pericolose tra multinazionali, politica e scienziati che rischiano di compromettere la vera transizione agroecologica, i diritti dei contadini sui semi e quelli dei consumatori a una scelta informata.

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
L’agricoltura che non è industriale non è facile, ma c’è, esiste e i contadini che la praticano sono ancora tanti e vogliono far sentire la loro voce. Ce lo spiega bene Antonio Onorati in questo libro, che ci fa capire:
• come le politiche agricole favoriscano i grandi gruppi e le multinazionali, ma anche come sia possibile cambiare rotta;
• come la pressione su brevetti e OGM rappresenti un enorme pericolo per la biodiversità e i piccoli coltivatori;
• come ci sia da fare un grande lavoro per ripensare le rappresentanze agricole;
• come sia sempre più necessaria e improcrastinabile una svolta agroecologica;
L’agricoltura contadina, e l’economia che le corrisponde, ha gli elementi necessari per garantire la produzione di cibo in armonia con la natura e non contro di essa.