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Greenpeace: «Eni, prima censura, poi minaccia»

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«ENI ci ha comunicato pochi giorni fa di aver avviato un nuovo iter di mediazione che potrebbe precedere una seconda causa per diffamazione nei nostri confronti. L’avviso arriva alla vigilia della presentazione dei suoi risultati economico-finanziari relativi al 2023 e delle sue strategie future»: lo annuncia Greenpeace in una nota. 
Greenpeace: «Eni, prima censura, poi minaccia»
«ENI ci ha comunicato pochi giorni fa di aver avviato un nuovo iter di mediazione che potrebbe precedere una seconda causa per diffamazione nei nostri confronti. L’avviso arriva alla vigilia della presentazione dei suoi risultati economico-finanziari relativi al 2023 e delle sue strategie future: lo annuncia Greenpeace in una nota
«L’oggetto della mediazione è il rapporto “ Emissioni di oggi, morti di domani. Come le principali compagnie petrolifere e del gas europee mettono a rischio le nostre vite” e la raccolta di pareri di esperti in legge “Omicidio climatico: le aziende fossili scamperanno all’accusa?”, pubblicati pochi mesi da Greenpeace Paesi Bassi – e le cui sintesi sono state a loro volta pubblicate sul sito di Greenpeace Italia – e che ENI ritiene lesivi per la sua reputazione – scrive Greenpeace – Il report calcola le conseguenze sulla vita delle persone delle emissioni di gas climalteranti di nove grandi aziende europee del settore dell’oil&gas, compresa ENI. Si stima che le emissioni del solo 2022 del colosso italiano potrebbero causare 27 mila morti premature entro il 2100. Prima della pubblicazione del report, Greenpeace Paesi Bassi aveva dato la possibilità di diritto di replica a ENI sui dati raccolti. L’azienda ha valutato di non rispondere, limitandosi a minacciare nuove iniziative legali. Inoltre, nonostante il rapporto riguardi diverse compagnie dell’oil&gas europee, al momento solo ENI ha ritenuto di avviare l’iter di mediazione che potrebbe portare a una causa per diffamazione nei confronti di Greenpeace Italia». 
«Sembra che minacciare cause per diffamazione sia la nuova disciplina sportiva in cui l’azienda ha deciso di eccellere – prosegue Greenpeace – Questa nuova possibile denuncia per diffamazione, infatti, fa seguito a un analogo procedimento avviato da ENI nei nostri confronti solo pochi mesi fa. Non solo: di recente, ENI ha addirittura attuato una grave forma di intimidazione nei confronti della trasmissione “Petrolio” di RAI3 che avrebbe voluto parlare della causa climatica che abbiamo lanciato con ReCommon contro ENI a maggio 2023. Con  “La Giusta Causa” chiediamo al Tribunale di Roma di obbligare ENI a ridurre le sue emissioni per rispettare l’Accordo di Parigi sul clima. La prima udienza si è tenuta lo scorso 16 febbraio ed è stata per lo più ignorata dai principali media italiani che dipendono finanziariamente dalle inserzioni pubblicitarie di ENI. L’udienza ha avuto però una vasta eco sui media internazionali, spingendo ENI a reagire con un evidente intento intimidatorio. Insomma, il segnale è chiaro: ENI non vuole ostacoli sul suo cammino e cerca di zittire con il suo enorme potere chiunque osi denunciare i suoi crimini climatici. Ma non ci fa paura. Continueremo a denunciare le sue responsabilità climatiche dentro e fuori i tribunali finché non avremo giustizia per le persone e il Pianeta».
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