Coltivare in biodinamica per ridurre la CO2
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«Bisogna ridurre le emissioni e coltivare i suoli rendendoli e mantenendoli fertili. Questa è oggi la prima strada da seguire e la più ignorata. È facile trovare suoli coltivati in biodinamica con l’8, 10% di sostanza organica. Questa coltivazione è vita per la terra e produzione di cibo per la vita. C’è bisogno dell’impegno di tutti per renderlo possibile»: lo sottolinea Carlo Triarico presidente dell’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica.
Il carbonio è il grande scultore della vita. Plasma e compone tutte le forme viventi. La nostra società, però, apprezza questo nobile elemento nella sua forma fossile. Lo usa fossile, cavandolo dalla profondità della terra, e lo rilascia in aria morto, ossidato in anidride carbonica. L’uso dissennato del carbonio richiede contromisure. La prima è ridurre gas, petrolio, carbone. La seconda è riportare l’anidride carbonica a forme organiche. Abbiamo così iniziato timidamente la decarbonizzazione e la riforestazione (che in genere i paesi ricchi chiedono a quelli poveri). Dimentichiamo però che il luogo migliore dove l’essere umano può aiutare il carbonio a restare nel ciclo della vita è il suolo.
Nei primi 30 centimetri di un metro quadro fertile ci sono almeno 12 chili di sostanza organica. Ma non solo. Per esempio, gli esseri viventi fatti di carbonio possono essere tra i 20 e i 30 quintali per ettaro, con una discreta parte di organismi fotosintetici assimilatori di anidride carbonica. Il suolo fertile è quindi metabolicamente molto attivo, a differenza della massa arborea che è prevalentemente inattiva. Dovremmo aumentare del 50% il numero di alberi del mondo per sperare di raggiungere, dopo decenni di crescita, una percentuale di CO2 atmosferica com’era nel Dopoguerra. Progetto utopistico. Bisogna allora ridurre le emissioni e bisogna coltivare i suoli, rendendoli e mantenendoli fertili. Questa è oggi la prima strada da seguire e la più ignorata. È facile trovare suoli coltivati in biodinamica con l’8, 10% di sostanza organica. Questa coltivazione è vita per la terra e produzione di cibo per la vita. C’è bisogno dell’impegno di tutti per renderlo possibile.
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L’intervento di Carlo Triarico è stato pubblicato sul numero di dicembre della rivista Terra Nuova
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