Alberto Ruz Buenfil,
figlio dell’archeologo Ruz Lhuillier, noto scopritore della tomba reale di Pakal a Palenque, aveva 78 anni ed è stato un grande promotore della cultura della pace e dell’ambientalismo. È stato tra i personaggi intervistati dal regista Thomas Torelli nel suo film documentario “Un altro mondo”. È proprio Torelli
che ha dato la notizia della morte di Buenfil sulla sua pagina Facebook.
Buenfil è stato uno dei pionieri e veterani del movimento delle comunità intenzionali e degli ecovillaggi e di quello bioregionalista.
Ha dedicato decenni all’analisi, alla creazione e alla promozione di reti internazionali per la pace e la giustizia ambientale. È stato co-fondatore, tra l’altro, dell’ecovillaggio messicano Huehuecóyotl, co-creatore di C.A.S.A. (Consejo de Asentamientos Sustentables de las Americas), la rete latino-americana degli insediamenti sostenibili, direttore del dipartimento per la Cultura Ambientale dello stato messicano di Morelos, all’interno del ministero dello Sviluppo Sostenibile, consulente esperto per l’ONU nella campagna per i diritti della natura (2016-2019).
Thomas Torelli lo ricorda così.
«Ho conosciuto Alberto a marzo 2012, ero in viaggio con Antonio Giachetti per le riprese del film “Un altro mondo”. Ci siamo conosciuto a Città del Messico, nello Zocalo. Ci siamo subito piaciuti a vicenda, tant’è che Alberto si è subito reso disponibile per essere intervistato per il film. Mi ha dato da subito l’impressione di una persona dal grande cuore, un esempio di coerenza, valori oggi purtroppo sottovalutati. L’ho intervistato un anno dopo in un parco a Milano, viaggiava sempre parecchio e a quell’epoca era appunto in Italia – racconta Torelli – Ricordo che questo parco, dapprima semideserto, nel pomeriggio si era riempito di bambini che giocavano e noi non sapevamo come gestire le riprese. Ma quando lui si voltava verso di loro e le loro madri con quel suo sguardo profondo e amorevole, ecco che mamme e bambini si zittivano e lo guardavano».
«Quando il film è uscito, parte del successo che ha avuto è stato dovuto anche alla sua presenza. Poi qualche anno dopo mi ha contattato perché stava organizzando una tournee per promuovere e dare vita a una Carta dei diritti della Terra, ispirandosi a ciò che aveva fatto anche Evo Morales».
Terra Nuova è stata mediapartner di quella iniziativa, a cui era stato dato il titolo “Pachamama: Manifesto per la Madre Terra”. Vedeva insieme Alberto Ruz Buenfil, Antonio Giachetti e Thomas Torelli, per rivendicare una carta dei diritti di Madre Terra e per chiedere ai governi un impegno concreto riconoscendo nelle proprie Costituzioni la tutela dell’ambiente e arginare, così, l’incontenibile irruenza della civiltà umana.
«Ho vissuto e viaggiato tanto con lui – prosegue Torelli – e la nostra amicizia si è trasformata in una vera e propria fratellanza, Alberto ha vissuto anche molti momenti a casa mia. Ho imparato tanto da lui ed è tra le persone che mi hanno appunto insegnato di più. Lui era esattamente ciò che diceva di essere, in tutte le sue cellule, ha dedicato la vita alla missione di creare un mondo migliore, di pace e non violenza e incarnava questo suo impegno in tutte le sue scelte. Ricordo che una volta a casa, durante i mondiali di calcio, si girò di spalle mentre giocava la squadra della sua nazione, il Messico, e disse: “Se guardassi la partita, dovrei tifare per una squadra e questa sarebbe una forma di dualità e divisione e io non voglio fare nulla che alimenti la divisione nel mondo. Ti saluto Alberto, sei stato per tutti noi un grande esempio di amore, umanità e fratellanza».