Un blocco che raduna multinazionali, ditte sementiere, principali organizzazioni di categoria dell’agricoltura e ricercatori pubblici e privati sostiene che i nuovi OGM sono sicuri; ma questa narrazione non è veritiera, come spiegano il Centro Internazionale Crocevia e Associazione Rurale Italiana in un dossier che Terra Nuova condivide con i propri lettori.
«Sono precise. Sono innocue. Sono alla portata di tutti. Sono la risposta al cambiamento climatico e alla siccità. Generano prodotti uguali a quelli della natura o della selezione convenzionale. Sono solo alcune tra le principali bugie raccontate dal grumo di interessi favorevole alla deregolamentazione dei nuovi OGM»: così scrivono Crocevia e Associazione Rurale Italiana nel dossier che Terra Nuova mette a disposizione dei propri lettori.
«Un blocco che raduna imprese multinazionali, ditte sementiere, principali organizzazioni di categoria dell’agricoltura e ricercatori pubblici e privati. Oltre a una buona fetta di parlamentari europei e nazionali. Con questa narrazione, stanno cercando di convincere cittadini e consumatori che le New Genomic Techniques (NGT), ribattezzate in Italia con il più rassicurante “Tecniche di Evoluzione Assistita” (TEA), siano tutt’altra cosa dai vecchi OGM. E che pertanto non debbano più essere sottoposti a valutazione del rischio, tracciabilità ed etichettatura dei prodotti finali, come prevede la legge» si legge nella nota esplicativa del dossier.
Per contrastare questo racconto falso, eppure sposato dai media, ripetuto dal governo e da molti parlamentari, Crocevia e Associazione Rurale Italiana hanno redatto un breve dossier che smentisce le sette più grosse fake news sui nuovi OGM.
«Speriamo che possa servire come guida per attiviste e attivisti, agricoltrici e agricoltori, per chiedere conto ai loro rappresentanti del perché stanno vendendo la nostra sovranità alimentare a un pugno di soggetti pronti a farne profitto – spiegano le due realtà – Entro pochi mesi, infatti, il Parlamento Europeo potrebbe votare una proposta della Commissione UE per deregolamentare i nuovi OGM, riportando l’Europa (e l’Italia) indietro di 30 anni. La nostra agricoltura finirebbe schiacciata su un modello “americano” di produzione alimentare basato su colture industriali geneticamente modificate e brevettate, alle quali non si applica più il principio di precauzione. Sarebbe la fine del biologico per come lo conosciamo, così come una minaccia esistenziale per l’agricoltura contadina, che difendiamo da più di trent’anni e che ancora caratterizza il nostro paese».
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